La Lega si sdoppia: così i nostalgici di Bossi e della Padania insidiano la leadership di Salvini
Tornare al Nord, tornare alla Padania. Non ci voleva la zingara per indovinare che la stella di Matteo Salvini non avrebbe fatto in tempo ad offuscarsi senza che dalle profondità della Lega riemergesse, imperioso, il richiamo della foresta. E così è stato. Ora che il Capitano fa fatica a tenere in mano le redini del partito che innalzò dal 4 al 32 per cento, è scattata la corsa ad imputargli tutto e il suo esatto contrario. Nel nome, appunto, del ritorno alle origini, ai riti celtici officiati da Umberto Bossi alle fonti del Po come al suo delta. L’ampolla con l’acqua del Grande fiume come metafora del Nord finalmente affrancato dal giogo di Roma ladrona. Tutta un’altra cosa rispetto alla Lega sovranista e nazionalista forgiata da Salvini.
Il 14 luglio 1° round in tribunale
Il nuovo-antico corso ha il volto di Gianluca Pini, già segretario della Lega Nord Romagna dal 1999 al 2015. Maroniano di ferro (confondò con l’ex-ministro dell’Interno la corrente dei Barbari sognanti), si è messo in testa – almeno così assicura il Foglio – di restituire a nuova vita l’antico Guerriero di Legnano, simbolo del Carroccio bossiano. La questione è finita anche in tribunale, con l’udienza di comparizione fissata per dopodomani 14 luglio. Ad attivare l’iter giudiziario è stato lo stesso Pini, deciso a riportare in vita la vecchia Lega, ridotta a mera bad company a vantaggio di quella “per Salvini premier“.
Sfida tra nordisti e “Lega per Salvini premier”
La vicenda risale al 2019. L’impegno era quello di tenere un congresso entro sei mesi. Da allora sono passati tre anni e l’unica mossa degna di rilievo consiste nella convocazione del Consiglio federale per il 20 settembre prossimo. In quella sede, «ma solo in teoria», sottolineano Pini e i suoi, potrebbe esserci la convocazione del congresso per la elezione del leader della vecchia-nuova Lega. Non è importante che accada davvero perché politicamente la situazione è abbastanza netta: di Leghe ne esistono due. E non è detto che andranno d’amore e d’accordo. E Salvini lo sa.