La nostra “riserva aurea” è la cultura umanistica: storia, cultura, cibo sotto scacco
Le votazioni prossime del 25 settembre sono le più importanti del dopoguerra. Siamo in una fase di mutamento antropologico, un cambio di visione della civiltà. Occorre superare la cronaca, viviamo in piena storia, mutamenti radicali: le radici dell’uomo spiantate, nel campo sessuale, nel campo alimentare, della sovranità statale, per limitarmi. Vi è anche il lavoro. Vi è anche l’immigrazione. Il campo sessuale: bisogna decidersi se “tutte le prospettive transgeniche: un uomo che partorisce, un uomo con seni di donna, bisessuale anche organicamente. Non è soltanto l’orientamento sessuale ad essere problematico ma la trasformazione fisiologica alla quale si tende.
Cibo, natura e storia sotto scacco
Similmente in campo alimentare. Una faccenda è importare: vermi a tavola, alterazione delle abitudini e della storia. Perché il cibo oltre che natura è storia. Si tratta di alterare gli elementi naturali, l’alchimia degli elementi, la chimerizzazione degli alimenti, una neonatura di laboratorio. Anche in tal caso bisogna decidersi. Se vogliamo una natura transgenizzata o salvare la natura naturale. Mi limito a queste situazioni. Decisive: esigono decisioni esplicite da rappresentare al popolo, che sceglierà sapendo. Al dunque, che sta accadendo?
Verso società transgeniche e robotiche
Una dissoluzione delle nostre civiltà. Dico, quelle europee. Le civiltà storiche. Sostituite da società non storiche, tecnologiche,transgeniche, robotiche. Alle società senza storia questa sostituzione è facile, non hanno un passato da perdere, sono leggere ossia vuote. La tecnologia robotico-transgenica le pervade in quanto non cancella accumuli storici millenari. E’ semplice liberarsi quando non si ha bagaglio culturale. Si vive in un perpetuo futuro. Questo in primo momento avvantaggia, è dinamismo,successivamente è il frettoloso passaggio delle onde prive di consistenza. Ecco il fondamento culturale di quanto sta accadendo.
Il conflitto è tra società storiche e naturalistiche e società astoriche tecnologiche, robotiche,transgeniche. E’davvero scontro di civiltà. Ma non del genere democrazie/totalitarismo, oppure: Islam/Cattolicesimo, Capitalismo/Statalismo. Niente di ciò. Piuttosto: Società Transgeniche Robotiche astoriche e società storico naturalistiche. Del resto è conclamato,teorizzato,deliberato, voluto. Esiste ormai una letteratura e (a Davos) ne ascoltiamo le proclamazioni. L’uomo futuro , “nuovo”dovrebbe essere un non uomo, svuotato di soggettività, individuo non individualizzato, privo di elementi connotativi di identificazione da difendere. Per questo la polisessualità, la snaturalizzazione dei cibi, la negazione del passato storico.
L’eclissi dell’io”
Insomma, la desertificazione della soggettività naturalistico storica(in un mio libro l’ho denominata “eclissi dell’io”). Talché la soggettività che rappresenta il sommo arrivo delle nostre civiltà passate dovrebbe cedere a questo soggetto non individualizzato, sbarazzino, farfallino, questo o quello sono pari, elastico, malleabilissimo dal potere perché non ha di suo un se stesso da difendere.
Verso una cultura neutra
Uccidere natura e storia è lo scopo del potere odierno per affermare il non uomo robotico transgenico. Ed è sulla buona (orribile) strada. L’uomo sta diventando sempre meno disposto alla cultura, alla storia, all’arte , ma volto alla tecnica, neutra, depersonalizzante. Allora? Allora! Risosoggettivizzare il soggetto. Immettergli qualcosa da salvare, tratti identificativi. Ossia? Storia ed arte, arte e storia, filosofia, storia, arte, filosofia ed ancora: storia, arte, filosofia, e natura naturale, natura proprio natura, non neomatura. In tutte le scuole, in tutti i tipi di insegnamento, anche i più tecnici, professionali, storia ed arte, e qualche nozione di filosofia.
Ci vuole una cambio “filosofico” di governo.
Animali, piante, animali, siamo natura nella natura, familiarizzare con le piante e gli animali, rinaturalizzare e risoggettivizzare. Il bambino deve crescere conoscendo(soprattutto) la civiltà del proprio paese e dell’Europa, non può vivere in un paese senza avvincersi , poi sceglierà ma deve conoscere il luogo dove sta. Non si difende ciò che non si conosce. Non si ama quel che non si conosce. Nell’auspicio voluto che gli Dèi consentano un cambio “filosofico” di governo e la fine della inconsistenza culturale fin qui desertificante.
La scuola elabori nuovi cittadini
Ma certo che un ragazziono non si cura di salvare la nostra civiltà! Chi gliel’ha “insegnata”! La cura umanistica “deve”ritrovaree gran luogo, e sia pure ridotta, anche nelle formazioni professionali. La scuola elabori uomini cittadini di una civiltà non soltanto tecnici. Noi siamo italiani europei, non tecnici robotico transgenici. Cambiare l’orientamento governativo, la vittoria avrà senso in quanto cambierà la mentalità. L’aridità recente è una cassa da morto. Sembra che la società sia diventsta una somma algebrica di entità numeriche. Non è questa la nostra civiltà. La riforma della scuola come formazione dello studente alla nostra(italo europea) civiltà deve precorrere tutti gli altri impegni. Se non formiamo chi conosce ed ama la nostra civiltà nel deserto non avremo alcunchè da difendere perché il deserto è deserto, il robot transgenico entrerà senza sbarramenti piantando le sue bandierine magari fotografato degli stranieri. Tanto, l’uo vale l’altro nel vuoto comune.
Com’è noto le così dette Agenzie di Socializzazione erano famiglia, parrocchia, scuola. Nel bene e nel male di recente ha peso l’informazione specie visiva, sovente semplicistica ma rilevantissima. Occorre ridare alla scuola il primato della socializzazione almeno culturale, e riportare l’arte e la storia come essenziali per l’immedesimazione nella civiltà. Se non conoscono le nostre civiltà i giovani non la difendono. Pensare la rivoluzione, poter dire: magnifica la civiltà italiana(ed europea) senza guardarsi in giro. Certo che stiamo vivendo stranezze inimmagginate. Addirittura dover temere di esprimere orgoglio e onore a conoscere e difendere la propria civiltà. Quando nel XIX secolo qualche teorico ritenne che allorchè il mercato diventa mondiale ogni particella sovrana che inendeva mantenere la propria identità verrebbe polverizzata, non supponeva gli esiti categorici della convinzione.
L’uomo umanistico è la nostra ultima “riserva aurea”
Sovranità ossia difesa della propria storia e soggettività, annientata dall’indifferenziato robotico transgenico. Questo lo scontro “reale” del XXI seolo. Sia che sia,non si lotta perché sicuri di vincere, si lotta perché sicuri in quel che amiamo e vogliamo. L’uomo umanistico, non senza scienza e tecnica, ma non senza storia e arte proprie(proprie!). Sia che sia. Occorre comprendere ed affermare che una particella di sovranità è indispensabile per serbare un “noi” italiani, diversamente siamo un albergo, una società talmente aperta che dentro… manca. Se ha qualcosa di suo non può, non può non salvaguardarlo. L’uomo umanistico, è il nostro “Sè”. Il nostro residuo aureo.