La nostra “riserva aurea” è la cultura umanistica: storia, cultura, cibo sotto scacco

29 Lug 2022 16:04 - di Antonio Saccà
cultura umanistica

Le votazioni prossime del 25 settembre sono le più importanti del dopoguerra. Siamo in una fase di mutamento antropologico, un cambio  di visione della civiltà. Occorre superare la cronaca, viviamo in piena storia, mutamenti radicali:  le radici dell’uomo spiantate, nel campo sessuale, nel campo alimentare, della sovranità statale, per limitarmi. Vi è anche il lavoro. Vi è anche l’immigrazione. Il campo sessuale: bisogna decidersi se “tutte le prospettive transgeniche: un uomo che partorisce, un uomo con seni di donna, bisessuale anche organicamente. Non è soltanto l’orientamento sessuale ad essere problematico ma la trasformazione fisiologica alla quale si tende.

Cibo, natura e storia sotto scacco

Similmente in campo alimentare. Una faccenda è importare: vermi a tavola, alterazione delle abitudini e della storia. Perché il cibo oltre che natura è storia. Si tratta  di alterare gli elementi  naturali, l’alchimia degli elementi, la chimerizzazione degli alimenti, una neonatura di laboratorio. Anche in tal caso  bisogna decidersi. Se  vogliamo una natura transgenizzata o salvare la natura  naturale. Mi limito a queste situazioni. Decisive: esigono decisioni esplicite da rappresentare al popolo, che sceglierà sapendo. Al dunque, che sta accadendo?

Verso società transgeniche e robotiche

Una dissoluzione delle nostre civiltà. Dico, quelle europee. Le civiltà storiche. Sostituite da società non storiche, tecnologiche,transgeniche, robotiche. Alle società senza storia questa sostituzione è facile, non hanno un passato da perdere, sono leggere ossia vuote. La tecnologia robotico-transgenica le pervade in quanto non cancella accumuli storici millenari. E’ semplice liberarsi quando non si  ha bagaglio culturale. Si vive in un perpetuo futuro. Questo in primo momento avvantaggia, è dinamismo,successivamente è il frettoloso passaggio delle onde prive di consistenza. Ecco  il fondamento culturale di quanto sta accadendo.

Il conflitto è tra società storiche e naturalistiche e  società astoriche tecnologiche, robotiche,transgeniche. E’davvero scontro di civiltà. Ma non del genere democrazie/totalitarismo, oppure: Islam/Cattolicesimo, Capitalismo/Statalismo. Niente di ciò. Piuttosto: Società Transgeniche Robotiche astoriche e società storico naturalistiche. Del resto è conclamato,teorizzato,deliberato, voluto. Esiste ormai una letteratura e (a Davos) ne ascoltiamo le proclamazioni. L’uomo futuro , “nuovo”dovrebbe essere un non uomo, svuotato di soggettività, individuo non individualizzato, privo di elementi connotativi di identificazione da difendere. Per questo la polisessualità, la snaturalizzazione dei cibi, la negazione del passato storico.

L’eclissi dell’io”

Insomma, la desertificazione della soggettività naturalistico storica(in un mio libro l’ho denominata “eclissi dell’io”).  Talché la soggettività che rappresenta il  sommo arrivo delle nostre civiltà passate dovrebbe cedere a questo soggetto non individualizzato, sbarazzino, farfallino, questo o quello sono pari, elastico, malleabilissimo dal potere perché non ha di suo un  se stesso da difendere.

Verso una cultura neutra

Uccidere natura e storia è lo scopo del potere odierno per affermare il non uomo robotico transgenico. Ed è sulla buona (orribile) strada. L’uomo sta diventando sempre meno disposto alla cultura, alla storia, all’arte , ma volto alla tecnica, neutra, depersonalizzante. Allora? Allora! Risosoggettivizzare il soggetto. Immettergli qualcosa da salvare, tratti identificativi. Ossia? Storia ed arte, arte e storia, filosofia, storia, arte, filosofia ed  ancora: storia, arte, filosofia, e natura naturale, natura proprio natura, non neomatura. In tutte le scuole, in tutti i tipi di insegnamento, anche i più tecnici, professionali, storia ed arte, e qualche nozione di filosofia.

Ci vuole una cambio “filosofico” di governo.

Animali, piante,  animali, siamo natura nella natura, familiarizzare con le piante e gli animali, rinaturalizzare e risoggettivizzare. Il bambino deve crescere conoscendo(soprattutto) la civiltà del proprio paese e dell’Europa, non può vivere in un paese senza avvincersi , poi sceglierà ma deve conoscere il luogo dove sta. Non si difende ciò che non si conosce. Non si ama quel che non si conosce. Nell’auspicio voluto che gli Dèi consentano un cambio “filosofico” di governo e la fine della inconsistenza culturale fin qui desertificante.

La scuola elabori nuovi cittadini

Ma certo che un ragazziono non si cura di salvare la nostra civiltà! Chi gliel’ha “insegnata”! La cura umanistica “deve”ritrovaree gran  luogo, e sia pure ridotta, anche nelle formazioni professionali. La scuola elabori uomini cittadini di una civiltà non soltanto tecnici. Noi siamo italiani europei, non tecnici robotico transgenici. Cambiare l’orientamento governativo, la vittoria avrà senso in  quanto cambierà la mentalità. L’aridità recente è una cassa da morto.  Sembra che la società sia diventsta una somma algebrica di entità numeriche. Non è questa la nostra civiltà. La riforma della scuola  come formazione dello studente alla nostra(italo europea) civiltà deve precorrere tutti gli altri impegni. Se non formiamo chi conosce ed ama la nostra civiltà nel deserto non avremo alcunchè da difendere perché il deserto è deserto, il robot transgenico entrerà senza sbarramenti piantando le  sue bandierine magari fotografato degli stranieri. Tanto, l’uo vale l’altro nel vuoto comune.

Com’è noto le così dette Agenzie di Socializzazione erano famiglia, parrocchia, scuola. Nel bene e nel male di recente ha peso l’informazione specie visiva, sovente semplicistica ma rilevantissima. Occorre ridare alla scuola il primato della socializzazione almeno culturale, e riportare l’arte e la storia come essenziali per l’immedesimazione nella civiltà. Se non conoscono le nostre civiltà i giovani non la difendono.  Pensare la rivoluzione, poter dire: magnifica la civiltà italiana(ed europea) senza guardarsi in giro. Certo  che stiamo vivendo stranezze inimmagginate. Addirittura dover temere di esprimere orgoglio e onore a conoscere e difendere la propria civiltà. Quando nel XIX secolo qualche teorico ritenne che allorchè il mercato diventa mondiale ogni particella sovrana che inendeva mantenere la propria identità verrebbe polverizzata,  non supponeva gli esiti categorici della convinzione.

L’uomo umanistico è la nostra ultima “riserva aurea”

Sovranità ossia difesa della propria storia e soggettività, annientata dall’indifferenziato robotico transgenico. Questo lo scontro  “reale” del XXI seolo. Sia che sia,non si lotta perché sicuri di vincere, si lotta perché sicuri in quel che amiamo e vogliamo. L’uomo umanistico, non senza scienza e tecnica, ma non senza storia e arte proprie(proprie!). Sia che sia. Occorre comprendere ed affermare che una particella di sovranità è indispensabile per serbare un “noi” italiani, diversamente  siamo un albergo, una società talmente aperta che dentro…  manca. Se ha qualcosa di suo non può, non può non salvaguardarlo. L’uomo umanistico, è il nostro “Sè”. Il nostro residuo  aureo.

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