Letta pensa al Draghi-bis, anzi no, oppure forse: le giravolte del segretario dem di fronte al caos M5S (video)
Ma, insomma, al Draghi bis ci pensa o no? Il caos che attraversa il M5S, alle prese con le pantomime sulla permanenza o meno nel governo, contagia Enrico Letta, che nel giro di poche ore ha fornito due versioni su come immagina il futuro nel caso in cui tra i pentastellati dovesse prevalere la linea dell’uscita dall’esecutivo: la prima è stata un’apertura al Draghi-bis, la seconda una precisazione sul fatto che «il governo Draghi per noi è l’ultima della legislatura».
Letta apre al Draghi-bis: «Se il M5S esce, ci poniamo il problema»
Ieri, ospite della maratona digitale “Digithon”, il segretario dem si è sentito rivolgere una domanda su cosa accadrà all’esecutivo in caso di uscita del M5S e nello specifico su «se avremo un nuovo governo, si va al voto o un Draghi bis per arrivare a fine legislatura». Letta ha svicolato, sghignazzando un po’ e aggiungendo che «quando succederà ci porremo il problema». Dunque, l’ipotesi è in campo o, comunque, non è esclusa. Oggi i giornali hanno registrato la novità, poiché Letta aveva sempre detto che l’alternativa a questo governo sono le urne.
Il cinguettio di smentita: «Questo governo è l’ultimo della legislatura»
Stamattina, però, il segretario dem ha cinguettato su Twitter che «rispetto a letture giornalistiche di stamani preciso, per evitare fraintendimenti, che noi rimaniamo alla decisione presa insieme nella Direzione Nazionale il 30 giugno; il governo Draghi è per noi l’ultimo della legislatura». Insomma, non è lui che è confuso o per lo meno sfuggente, ma è la “stampa, bellezza” che interpreta male.
Un segnale a chi lo vuole cogliere?
Eppure, rispetto a un tema così cruciale, è difficile immaginare una leggerezza. E, se a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, è anche possibile che quello arrivato da “Digithon” fosse un segnale. Del resto, la platea per coglierlo sarebbe piuttosto ampia: dal M5S agli stessi dem, che pure sono percorsi da fibrillazioni e spaccature, a partire dal tormentone del campo largo. C’è poi il tema delle altre forze di maggioranza, che al pari di Pd e M5S, vivono i loro travagli. In cima alla lista c’è la Lega, ugualmente percorsa da spinte in direzioni diverse, sebbene oggi, nei retroscena, appaia più propensa a rimanere, per cercare di volgere a proprio vantaggio proprio la debolezza dei pentastellati.
Il retroscena sulla Lega: «La debolezza di Conte ci dà un’occasione»
Secondo quanto riporta Il Messaggero, Giancarlo Giorgetti ragionerebbe sul fatto che «la debolezza di Conte sia che resti nel governo sia che ne esca, ci dà un’altra occasione. Quella di diventare noi i gruppi di riferimento naturale di Draghi, noi e non il Pd. Numericamente siamo più forti di loro e abbiamo sempre garantito la stabilità». Il ministro, inoltre, in questo nuovo scenario avrebbe ritrovato il feeling con Matteo Salvini: «Il rapporto con Salvini, giura chi gli è vicino, è di “piena sintonia”», si legge sul quotidiano.
Tajani: «Un Draghi bis mi pare difficile, elezioni inevitabili»
Chiude, invece, all’ipotesi di un Draghi bis Forza Italia. «A me pare difficile che possa nascere un altro governo, è anche difficile che possa andare avanti un governo con un M5S che passa all’opposizione», ha detto il coordinatore azzurro Antonio Tajani, spiegando di ritenere, in caso di uscita del Movimento 5 Stelle dalla maggioranza, le elezioni anticipate «inevitabili», anche se «i numeri formalmente ci sono». «Mi pare che Pd e Movimento 5 Stelle si stiano preoccupando solo dei loro interessi, che non sono quelli dei cittadini italiani», ha concluso Tajani.