«Mai con…»: a sinistra si schifano tutti. Ma non era il regno dell’inclusione e della tolleranza?
Chi l’avrebbe mai detto: quelli che ci fracassano i timpani con la ineluttabilità della open society (non c’entra nulla George Soros), la società inclusiva, aperta e senza confini ora si fracassano la testa a colpi di veti, minacce e dispetti. Li sentite pure voi, no? Letta che dice «mai con Renzi», il quale aggiunge «mai con Conte», che a sua volta avverte «mai con Calenda», che per non essere da meno intima «mai con Di Maio». Benvenuti nella sinistra ex-post e neodraghiana, apoteosi della discriminazione, del rifiuto, del pregiudizio. Un allucinante babele politica che ove mai diventasse coalizione di governo ci riporterebbe di colpo ai tempi epici dell’Unione prodiana disintegrata in un amen dai distinguo dei vari Rossi, Turigliatto e Malavenda.
A sinistra impazzano veti e dispetti
Per sfortuna loro e per fortuna nostra (e dell’Italia) i sondaggi dicono altro. Ma l’abuso del «mai con…» è fenomeno interessante da osservare proprio perché impazza a sinistra, patria di elezione (almeno a chiacchiere) della virtù della tolleranza, dell’accoglienza e della fraternità. Baggianate. Le cronache politiche di questi giorni di introduzione alla campagna elettorale ci dimostrano quanto invece i suoi esponenti siano in realtà soprattutto arcigni custodi del proprio orticello. Ironia della sorte è stato proprio Mastella, il re degli ortolani, a sottolinearlo: «Così – ha avvertito – non andiamo da nessuna parte». Ha ragione: il problema esiste.
L’effetto-spocchia è un boomerang
D’altra parte, puoi inventarti tutti i fascismi della storia e della preistoria, ma quale credibilità potrebbe avere uno schieramento che va da Brunetta e Fratoianni, passando per Calenda e Speranza? Nessuna, evidentemente. Al confronto, la proposta di dare 1000 euro ad ogni pensionato e ad ogni casalinga già lanciata da Berlusconi ha quanto meno il pregio di dirottare l’attenzione dalle formule ai programmi. Ma tant’è: la sinistra è talmente inzuppata di spocchia, è talmente sicura di poter intortare tutti (o quasi) con le sue menate sull’agenda-Draghi da non rendersi conto del penoso teatrino che ha allestito in queste ore. Meglio così. Meglio, soprattutto, osservare in silenzio. E da lontano. Come diceva Napoleone: «Non interrompere mai il tuo nemico mentre sta facendo un errore». Perciò, zitti e mosca!