Manovre al centro, Di Maio in cerca di una collocazione: da Sala a Toti ci prova con tutti
Il centro non lo «intriga», piuttosto guarda a una forza ambientalista, ma, allo stato attuale, non pensa alla scena nazionale: «Andrò avanti a fare il sindaco» e «se c’è da sottoscrivere che non mi candiderò a nulla, lo sottoscrivo». All’indomani dell’incontro con Luigi Di Maio, Giuseppe Sala smentisce che il tema fosse la nascita di una nuova formazione comune, centrista e che guarda ai sindaci. E, a dispetto della location informale di casa sua, dice che «se incontro un ministro è chiaro che ho in testa i bisogni di Milano». Però, il sindaco di Milano lascia comunque intendere che una collaborazione non è esclusa.
Sala strizza l’occhio a Di Maio, ma dice: «Il centro non mi intriga»
«Di Maio è una persona con cui mi confronto. Ha un ruolo importante, apprezzo la sua voglia di contribuire alla tenuta di un governo un po’ traballante, ma obbligato ad andare avanti», ha precisato Sala, spiegando che «il centro non mi intriga», di fatto rispondendo a Carlo Calenda. Ma lo stesso è tutta lì, al centro, che si concentra l’attenzione, indagando su umori e movimenti dei protagonisti della manovra, rispetto ai quali emerge un certo attivismo di Di Maio.
Brugnaro: «Siamo nel centrodestra e abbiamo l’ambizione di restarci»
In un’intervista al Corriere della Sera, Luigi Brugnaro, ha spiegato di non saper dire quale sarà il futuro del centro, chiarendo però di essere fortemente ancorato al centrodestra. «E Coraggio Italia ha l’ambizione di restare in quest’area», ha aggiunto, rispondendo alla domanda se fosse stato contattato da Sala o Di Maio con una battuta: «L’incontro fra Di Maio e Sala era talmente riservato che ho visto le foto del faccia a faccia sul vostro giornale. Aggiungo poi che Sala ha una bella casa. Battute a parte, io non c’entro nulla con loro». Su Di Maio, però Brugnaro ha anche fatto una precisazione: «Ha ammesso di aver sbagliato, il suo è stato un atto di coraggio», ha detto, aggiungendo che «se venisse nel centrodestra capirebbe che è l’unica area che ha agibilità politica».
Toti: «Di Maio? Ci sentiamo, magari ci scopriamo gemelli»
L’obiettivo, comunque, per il sindaco di Venezia resta quello di rafforzare l’area di centro del centrodestra: «Più quest’area sarà grande più il centrodestra sarà forte». Giovanni Toti, intervistato da La Stampa, ha sostenuto poi che «coi bravi sindaci è necessario parlarci per costruire» e con Di Maio «ci siamo parlati diverse volte. Ci parleremo ancora, magari dopo l’uscita dal Movimento ci scopriamo gemelli». Quanto a Renzi e Calenda, invece, il primo «è ondivago» e il secondo «se non vuole stare da solo, come dice spesso…». Toti però si è schermito dicendo che «più che un partito, che ho fondato, vorrei dare un contributo all’agenda politica del Paese e vedere se si riesce a convertire sulla via della serietà qualche partito che si è un po’ perso».
La tentazione del partito di Draghi, anche senza Draghi…
Quanto a Draghi, recupererebbe «il pezzo migliore della sua agenda», questione che per Toti sembra si possa affrontare anche in termini di eredità, ovvero nella chiave di un partito di Draghi senza Draghi. «Lo tirano tutti per la giacchetta, ma non so cosa voglia fare. È stato il curatore giudiziario di questo governo, che è riuscito ad arrivare alla fine. Se fa il presidente del Consiglio sono felice, adesso è un tecnico prestato alla politica che ha ridato dignità e regole al Paese agli occhi dell’estero: se riusciamo a tenere questo paradigma, Draghi – ha concluso Toti – il suo l’ha dato».