Omicidio Mollicone, assolti i Mottola e i carabinieri Quatrale e Suprano. Il grido nell’aula: “Vergogna”
Per la Procura di Cassino, Serena Mollicone è stata uccisa all’interno della caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 dopo essere stata sbattuta contro la porta di un alloggio di servizio al termine di una colluttazione, intorno alle 11.30 di mattina.
Svenuta e con un trauma alla testa, importante ma non letale, sarebbe stata soffocata con un sacchetto di plastica e con un nastro adesivo che le ha avvolto la bocca.
Cinque ore di agonia che l’hanno poi portata alla morte. E, a quel punto, nella notte tra il 1 e il 2 giugno, il corpo sarebbe stato trasferito nel bosco di Fonte Cupa, dove fu poi ritrovato il 3 giugno. Ed a compiere il delitto sarebbe stata l’intera famiglia Mottola.
È sulla base di questa ricostruzione dell’omicidio della 18enne, che i pm della Procura di Cassino, Beatrice Siravo e Carmen Fusco, al termine del processo hanno chiesto ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino le condanne degli imputati con l’accusa di concorso in omicidio: 30 anni per il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco e 21 anni per la moglie Annamaria. Oltre al maresciallo Vincenzo Quatrale che, secondo la Procura, era presente in caserma la mattina del 1 giugno. E che è accusato di concorso nell’omicidio e per cui sono stati chiesti 15 anni, e l’appuntato Francesco Suprano, per cui la richiesta è di 4 anni per favoreggiamento.
Per la difesa, invece, Serena Mollicone non è stata uccisa in caserma, la porta non è l’arma del delitto e i Mottola sono innocenti.
Secondo i tre avvocati Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella e Francesco Germani, storico legale della famiglia, non c’è alcun legame tecnico-scientifico tra i componenti della famiglia Mottola e quella che la Procura ritiene sia la scena del crimine e sul cadavere della giovane non c’è alcuna traccia dei componenti della famiglia Mottola.
In pratica, aveva sostenuto durante l’arringa finale l’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe, difensore di Marco Mottola, il processo è indiziario.
L’avvocato Mauro Marsella, difensore di Annamaria Mottola, aveva sottolineato come non ci fossero tracce biologiche che possano condurre alla famiglia Mottola: “sono stati richiamati casi eclatanti di cronaca come quello di Yara Gambirasio. In quel caso il dna di Bossetti è stato trovato sugli slip della ragazza. Qui abbiamo delle impronte che non sono degli imputati e questo è un muro oltre il quale non si può andare”.
“Sono 21 anni che aspetto questa giornata per me ma soprattutto per Serena Mollicone e per il papà Guglielmo. È giusto che la verità venga fuori”, ha detto Carmine Belli, il carrozziere di Arce che fu processato e poi assolto nei tre gradi di giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone, in Tribunale a Cassino.
Ad attendere la sentenza è arrivata insieme al marito in Tribunale a Cassino e portare solidarietà alla famiglia della giovane di Arce, uccisa nel 2001, anche la madre di Marco Vannini: “Ho rivissuto la tragedia di mio figlio, Marco era nella casa dove doveva essere protetto. Serena era in una caserma dove doveva essere protetta anche lei. E invece non è stato così”, ha detto abbracciando Consuelo Mollicone, sorella di Serena, e Marina Vannini, madre di Marco. Era la prima volta che si vedevano.