Pd e Letta al gioco delle 3 carte: tra voto o Draghi bis sembrano puntare sul jolly del rimpasto…
Letta e il Pd improvvisano il gioco delle tre carte: questa vince, quella perde, ma dove sta l’asso? Il segretario e la sua cordata di fidati amici tiene il jolly nella manica e dal Nazareno subito si allineano e dichiarano di confidare sul fatto che mercoledì «mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire». Più chiaro di così…
Il premier spariglia le carte: Pd e Letta tentano l’azzardo del Draghi bis
Eppure, solo fino a ieri Enrico Letta ostentava ottimismo. Assicurava su un tentativo di mediazione con l’alleato pentastellato. E quando il gioco grillino di fumo e di specchi è entrato nel vivo, ha cominciato a pensare di dover lanciare – forzosamente – il guanto della sfida elettorale. Non proprio la soluzione ottimale, per il Pd e il suo segretario che vedono l’eventualità di un ritorno alle urne un po’ come una sorta di sciagura. Un baratro in cui cercare di non sprofondare: una visione che non a caso, Letta rende plasticamente in un dichiarazione di ieri pomeriggio in cui affermava: «L’Italia ha bisogno di un governo, non di una crisi, o di precipitare a elezioni a ferragosto». Laddove il verbo “precipitare” rende chiaramente l’idea di quanto Letta e il Pd possano essere terrorizzati all’idea di una prova elettorale in questo momento…
Elezioni, Pd e Letta la buttano in caciara…
Ebbene Draghi con le sue dimissioni ha invertito la rotta. Probabilmente stanco di sentirsi in ostaggio di vascelli corsari e di incursioni picaresche ad ogni mozione da votare in aula, inverte la rotta e abbandona la nave. E, commentano a caldo dal Nazareno: «Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi. Ora subito al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire». Allora non sarà che, alla faccia di basta inciuci e conventicole, i dem in un impeto di sincerità dettato dalla choc del momento, abbiano rivelato le loro vere intenzioni?
Ma stando ai commenti del Nazareno: «Subito al lavoro perché il governo Draghi possa ripartire»
Il dubbio è lecito, considerato quanto ripercorso fin qui. Ma è vero anche che quanto registrato dal web difficilmente si cancella perentoriamente e definitivamente. E ieri, dai social ai giornali, passando per le tv, Letta ha ribadito, per quanto stentatamente, che «lungi dall’essere un ricatto una ripicca, se una forza politica importante come M5S esce dal governo, cade tutto e si va al voto». Non solo. A stretto giro ha anche aggiunto: «È la logica delle cose. Ed è quello che hanno detto ieri Salvini e Berlusconi: è una considerazione ovvia».
Pd, Letta funambolico: «Non ho mai considerato la parola voto associata alla parola rischio»
Proprio come poco fa, a ridosso della bomba dimissioni definitivamente esplosa dopo aver resettato il timer diverse volte, Letta – indotto dalle circostanze alla conferma – durante l’incontro Il commercio internazionale del nuovo scenario della globalizzazione a Portonovo (Ancona), a chi gli ha chiesto quanto sia reale il rischio del voto, ha ribadito: «Io non ho mai considerato la parola voto associata alla parola rischio». Anzi, addirittura: «Il voto è l’espressione dei cittadini, degli elettori e, per quanto mi riguarda, non è mai un rischio. Il voto è sempre l’espressione del consenso degli italiani e io ho sempre pensato che sono molto più saggi della classe politica».
L’appuntamento per sciogliere la prognosi è rinviato a mercoledì
L’agenda sulla slatentizzazione della crisi e la prognosi ufficiale sul dopo tracollo è rinviata a mercoledì. Sarà quella, dichiara con sicurezza il ministro della cultura, Dario Franceschini uscendo da palazzo Chigi al termine del Cdm, «la giornata decisiva. Non oggi. In Parlamento, alla luce del sole, tutte le forze politiche dovranno dire agli italiani cosa intendono fare». Ma dai banchi del Pd la strategia è già chiara: di punta al Draghi bis? Lo scopriremo solo mercoledì. Intanto Mattarella respinge le dimissioni di Draghi…