Pirandello all’Aventino: serate magiche fino al 7 agosto tra giganti, maschere e volti senza tempo

14 Lug 2022 17:57 - di Redazione

Appuntamento da non perdere con una delle manifestazioni più attese ed eleganti dell’Estate romana,  la celebre rassegna teatrale Pirandelliana (XXVI edizione).  Si svolgerà fino al 7 agosto nel suggestivo giardino della Basilica di Sant’Alessio, che dall’alto del colle Aventino si affaccia maestosamente su Roma, spaziando dal Gianicolo al Campidoglio. Una location unica e suggestiva diove assaporare i capolavori di Pirandello. La compagnia La bottega delle maschere, che quest’anno festeggia 41 anni di attività (1981-2022), rappresenterà, a sere alterne, due famose opere  del grande drammaturgo: SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE e i  GIGANTI DELLA MONTAGNA, due caposaldi della drammaturgia di tutti i tempi.

Con la regia di Marcello Amici in scena ci sono Tiziana Narciso, Maurizio Sparano, Marina Benetti, Giovanna Pola, Fabio Galassi, Ivan Volpe, Lucilla Di Pasquale, Michele Carnevale, Mariaelena Pagano, Michele Calabretta, Marco Tonetti, Maria Pia Cardinali, Alessandra Maslennikova. I Sei personaggi in cerca d’autore vanno in scena il martedì, il giovedì, il sabato. I giganti della montagna sono in scena il mercoledì, il venerdì, la domenica. L’inizio spettacoli è alle ore 21.15 (apertura botteghino ore 20). I costi: € 18,00 (biglietto intero); € 15,00 (ridotto). Per Informazioni e prenotazioni: tel. 06.6620987).

Sei personaggi in cerca d’autore

Sei personaggi smarriti e perplessi arrivano in un teatro dove una compagnia sta provando Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Chiedono al Capocomico di sfogare il loro dramma, perché l’autore che li ha partoriti non li ha poi più voluti. Sono alla ricerca di un autore che li aiuti. La Madre, sposata con il Padre, ha avuto un Figlio da lui e altri tre da un amante. Morto quest’ultimo, la Figliastra incontra Madama Pace e con lei il marciapiedi dove un giorno, ignara della sua identità, si trova davanti il Padre. La Madre inorridisce, il Padre, pentito, cerca di riunire la sparsa famiglia, schernito dalla Figliastra, osteggiato dal Figlio, mentre la Bambina e il Giovinetto, vittime innocenti, muoiono. Il Capocomico decide di mettere in scena il dramma, ma non vi riesce per l’inadeguatezza del linguaggio teatrale.

Sono  passati novant’anni da quella sera del 10 maggio 1921 in cui Sei personaggi in cerca d’autore andarono in scena per la prima volta al Teatro Valle di Roma e ancor oggi, a distanza di tanti anni, gli spettatori hanno un’emozione quando quei sei fantasmi appaiono sul palcoscenico e avviene quel misterioso contatto tra vita e teatro. La regia ha estratto dall’opera una sequenza extratemporale proiettata dal profondo, ha fatto affiorare visibili le tracce concrete di apparizioni, di fantasie che fanno parte degli automatismi psichici. Nel cercare per i Sei la quarta dimensione si è avvalsa dell’incrociarsi delle battute come specchi artificiosi, ha guardato a tutta la commedia in una unità di tempo dissociata, nella confusione di futuro, presente e passato, sperimentando la sintesi temporale-spaziale delle tele cubiste. La regia non ha posto domande, sa che un  personaggio può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre “qualcuno” e, pertanto, ha contenuto la commedia da fare in un palcoscenico metafisico, perché si potesse fare una incisione precisa del teatro nel teatro.

I giganti della montagna

Nella villa della Scalogna, in una valle deserta, vivono il mago Cotrone e i suoi Scalognati, gente strana che guarda la realtà con occhi trasognati. Campano di sogno e di poesia. Una sera, giungono alla villa Ilse Paulsen, un’attrice, il marito di lei e pochi compagni. Sono i superstiti di una compagnia teatrale, diseredata nel tentativo di rappresentare il dramma La favola del figlio cambiato, ovunque accolto con fischi che ne tremarono muri. L’opera è stata scritta da un giovane poeta innamorato di Ilse che si è ucciso perché respinto dall’attrice. Cotrone invita gli attori a fermarsi alla Scalogna, nel regno della poesia, dove i sogni dell’arte si realizzano, ma Ilse vuole proseguire la missione e portare nel paese de I giganti della montagna quella tragedia che è diventata per lei tormento e vita. Termina qui la stesura della commedia concepita incompiuta … è il 10 dicembre 1936!  Che fine ha fatto quel personaggio che, di volta in volta, si è fatto chiamare Leone Gala, il Padre, Lamberto Laudisi, Enrico IV, Agostino Toti, Ciampa, Martino Lori, Angelo Baldovino? Ora, si fa chiamare Cotrone e vive nella villa della Scalogna con i suoi amici venuti nella valle per vedersi vivere quali credono di essere. Chi sono i personaggi?

Il lavoro della regia

La regia ha curato con attenzione la risposta. Artisti dell’esistenza, professionisti della fantasia, gli attori. Gente sopraffina e di gusti rari, gli Scalognati; vivono solo di capacità evocative che svolgono sotto la guida del mago Cotrone che maneggia con abilità, come Prospero ne “La tempesta”, la stoffa di cui sono fatti i sogni. L’intera allegoria diventa per la regia una realtà immaginaria e un reale illusorio, un grande abbozzo metafisico, una polvere d’oro che si solleva dallo stupefacente ingegno di Pirandello che, non per niente, fa parlare gli angeli. Da una parte il teatro, il luogo delle finzioni, dall’altra la fantasia che non si identifica con la scena e i suoi trucchi illusori. L’arrivo degli attori ricalca quello dei Sei personaggi. I loro racconti diventano drammi interpretati, brani di vita non più veri, recitati. Da una parte, il fuoco spento – qua e là una scintilla – dei comici che cercano un’anima vera come si cerca un vestito per un bal¬lo in maschera; dall’altra, il fuoco inebriante di Cotrone che esorta ad essere come i bambini che fanno il giuoco, ci credono e lo vivono come vero. Brillano tutte quelle faville che sono in una notte d’estate, quando con la luna tutto comincia a farsi di sogno sulla terra, come se la vita se n’andasse. Cotrone sfuma la realtà sotto diffusi chiarori e immerge l’anima in fiocchi di nubi colorate dentro la notte che sogna. Quando, sul fragore della cavalcata dei Giganti che scendono a valle, la tensione del mito raggiunge il massimo della sua iride¬scente angoscia, quando la realtà dei Giganti diventa paura, la regia fulmineamente li esclude e li vince con una fervida intuizione.

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