Renzi, disperato appello al Draghi bis e stoccata al M5S: “Se non si vota la fiducia i ministri devono dimettersi”
Renzi proprio non ci vuole stare: di rassegnarsi ad andare alle elezioni per colpa del Movimento 5 stelle, non se ne parla nemmeno. E le ha tentate tutte. Prima bollando come «ridicolo» il fatto che «il ministro D’Incà abbia appena chiesto la fiducia a nome del governo mentre il gruppo si appresta a non votare la fiducia… C’è un limite alla decenza». Poi appellandosi a Draghi, sostenendo «che nulla giustifica oggi la fine del governo». E incitando il premier ad andare «avanti senza i grillini». Infine, delegittimando fondamenta e procedure della crisi in corso: «Non è stato serio il dibattito di queste ore. Io qui dentro ho il dovere di dire che se uno apre una crisi in un momento di difficoltà può farlo… non votare la fiducia è legittimo… Ma se si decide di non votare la fiducia, si firma la lettera di dimissioni di ministri e sottosegretari», redarguisce in una ennesima dichiarazione del giorno il leader di Italia Viva.
Da Renzi un ultimo, disperato appello a Draghi
Renzi, che la crisi l’ha aperta all’epoca del Conte 2, non se ne capacita. Quel premier detronizzato e uscito dalla porta, se l’è ritrovato rientrato dalla finestra, e ora col cerino in mano. Un boccone amaro da mandare giù per il leader di Italia Viva che, non a caso, in un post pubblicato su Facebook, anticipando il suo intervento al Senato prima del voto di fiducia, è tornato ad aprire all’ipotesi di un Draghi bis senza i grillini: «Ci vediamo alle 13, in diretta dal Senato – ha postato qualche ora fa il senatore ex Pd –. Farò un appello a Mario Draghi: parli al Paese dicendo le cose che vanno fatte da qui alle elezioni e vada avanti senza i grillini». Poi la spaccatura si fa insanabile e, una volta formalizzata, Renzi non può che prenderne atto con l’intervento durante la dichiarazione di voto sulla fiducia al dl Aiuti al Senato: «Basta coi ricatti dei 5 Stelle, torniamo a correre». Del resto, già ieri, intervistato da QN, il senatore di Pontassieve aveva messo in campo l’opzione di «un Draghi bis. Tecnico o politico poco importa».
«Legittimo non votare la fiducia, ma i ministri devono dimettersi»
Insomma, è chiaro come per Renzi tutto sia comunque preferibile alla «illogica» possibilità di un rientro in squadra dei 5 stelle. Sul tavolo però, d’altro canto – o suo malgrado? – c’è anche il ritorno al voto. Ma solo come ultima opzione, per un leader alla guida di un partito dalle percentuali poco incoraggianti. E allora, sulle elezioni anticipate appare subito chiaro che per Renzi quella del ritorno alle urne elettorali sia un’eventualità che non sorride al leader di IV e che lui stesso vede più come un’ultima spiaggia che come una strada obbligata nel continuo tira e molla di Governo. Ora però, a voto in Senato concluso, la parola passa a Draghi. E al presidente Mattarella che incontrerà il premier durante questa infuocata giornata dalle temperature incandescenti. E non solo da un punto di vista climatico.