Siccità, l’ultima speranza sono i rabdomanti: “Lo Stato non ci chiama ma l’acqua c’è nelle falde…”
In Italia c’è il problema della siccità? E i rabdomanti restano a spasso, anche se sostengono di poter essere molto utili grazie alle loro capacità di cercare l’acqua nelle falde. “La risorsa idrica del sottosuolo non ha problematiche, il problema è che tutti si svegliano d’estate, soprattutto in momenti come questi in cui si ravvisa una necessità estrema, non pensandoci d’inverno. Non è così che si risolve il problema e posso dire con certezza che sarà sempre peggio”, dice all’Adnkronos/Labitalia Luigi Cantonati, che, oltre alla conduzione dell’azienda agricola a Villa Rendena (Trento), viene spesso contattato da privati e amministrazioni pubbliche proprio per le sue doti di rabdomante.
“Bisogna programmare per tempo – spiega – un intervento. Possono contattarmi durante l’anno per poi accordarsi con le ditte che fanno le perforazioni”. “Perché – fa notare – fare un foro per cercare l’acqua non è come inserire un palo per sostenere le strade, anche se il macchinario è simile. Chi guida il macchinario deve essere competente, altrimenti rischia di perforare senza accorgersi di aver passato già la falda acquifera”.
La siccità e lo Stato che non si avvale dei rabdomanti
“Non ho ricevuto chiamate dirette da parte di amministratori per denunciare situazioni di crisi da siccità. Evidentemente cala il Po, ma le acque in falda delle amministrazioni ci sono ancora e sono contenti così. Al contrario, ho diversi privati che si sono fatti avanti, enti pubblici no”, prosegue Cantonati, che, oltre alla conduzione dell’azienda agricola a Villa Rendena (Trento), viene spesso contattato da privati e amministrazioni pubbliche proprio per le sue doti di rabdomante.
Con la sua tecnica, il rabdomante è in grado di individuare la presenza di acqua nel sottosuolo ovunque sia ubicata l’azienda, l’abitazione o il luogo di bisogno; stabilire quale sia lo scorrimento e il suo orientamento; stabilire la sua dimensione come inizio-centro-fine falda in superficie; stabilire il centro della falda in superficie; stabilire la profondità di scorrimento della falda d’acqua; individuare la posizione dove scavare il pozzo; individuare, in caso di più falde presenti sulla stessa superficie, quale sia la migliore; individuare la presenza di acque termali e minerali; indicare, sulla base della mia esperienza, i punti dove fare i pozzi per bonificare aree di scavi sommerse dalle acque.
L’utilizzo delle bacchette di legno per cercare l’acqua
“Quando arrivo sul posto – ricorda il rabdomante Luigi Cantonati all’Adnkronos/Labitalia – impugno la bacchetta e ruotando su me stesso faccio un giro d’orizzonte di 360 gradi. Questo mi consente di individuare la direzione nella quale dirigermi per incrociare la falda. Nel caso di più falde in punti diversi, mi dirigo verso la migliore. Localizzata la falda, segno il punto d’inizio e fine e poi individuo lo scorrimento. Con precisione segno il centro della falda stessa usando due ferri a forma di ‘L’ che, muovendosi nelle mie mani, si incrociano esattamente in quel punto. Mi posiziono sopra questo punto (che va picchettato) e determino la profondità dell’acqua”.
“Questo lavoro -sottolinea- mi richiede massima concentrazione e dispendio d’energia. Dal calcolo delle ‘battute’ riesco a determinare con buona precisione la profondità della falda e la sua portata. Il margine d’errore si aggira sul 20%. Esattamente in questo punto va trivellato il pozzo“. In generale, i rabdomanti fanno uso di particolari bacchette e, in certi casi, di un pendolino. Le bacchette più comuni sono a forma di ‘Y’ e sono costituite di materiale flessibile, quale giunco o, in certi casi, plastica. Il rabdomante impugna la bacchetta per i rami laterali tenendo i pugni chiusi con i pollici verso l’esterno. Quando crede di avvicinarsi all’obiettivo della sua ricerca, la terza estremità della bacchetta comincia a oscillare e in certi casi compie delle rotazioni complete dall’alto verso il basso o in senso opposto.
Un secondo tipo di bacchette è invece a forma di ‘L’. In genere, in entrambi i pugni si tiene il ramo più corto della bacchetta. Quest’ultimo è spesso rivestito da un tubetto coassiale, all’interno del quale la bacchetta può liberamente ruotare.
Tenendo i pugni verticali e il ramo più lungo della bacchetta orizzontale, il rabdomante si fa guidare da quest’ultimo che, a suo dire, indica la direzione del suo obiettivo. I rabdomanti sostengono di sentire particolari ‘vibrazioni’ e le bacchette agirebbero da antenne.