Sindaci in soccorso del Draghi bis (e del Pd): in 11 firmano una lettera-appello. Ecco chi sono
Un paio di centristi, un folto manipolo di dem e l’immancabile Sala: sono i sindaci che hanno firmato una lettera-appello a Draghi perché resti al governo, di fatto fornendo un soccorso politico al fronte nazionale del “bis” nonché un’anticipazione delle nuove, possibile alleanze del Pd, ora che l’ipotesi del campo largo è ormai giunta al tramonto. «Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza», si legge nella missiva, che sottolinea come le città «non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà».
Chi sono gli 11 sindaci che hanno firmato la lettera-appello a Draghi
La lettera è firmata dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro; dal primo cittadino di Genova, Marco Bucci; dal sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro; dal sindaco di Ravenna e presidente dell’Upi (Unione delle Province italiane) Michele De Pascale; dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori; dal primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri; da quello di Torino, Stefano Lo Russo; dal sindaco di Firenze e coordinatore delle città metropolitane, Dario Nardella; dal sindaco di Asti, Maurizio Rasero; dal sindaco di Pesaro e presidente delle Ali (Autonomie locali italiane), Matteo Ricci; dal sindaco di Milano, Beppe Sala.
La richiesta ai partiti: «Mettete da parte i vostri problemi interni»
«Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo», è stato quindi l’appello dei primi cittadini, che hanno sottolineato che «allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo, di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo – hanno avvertito gli 11 sindaci – si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni».
Non solo questione di governo: il tema tutto politico che riguarda il Pd
«Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia» è la conclusione della lettera, subito rilanciata da Giovanni Toti, affinché anche i governatori la condividano, e dal senatore Pd, Andrea Marcucci: «L’appello degli 11 sindaci diventi l’appello del Parlamento a Mario Draghi. C’è assoluto bisogno che il presidente del Consiglio resti e che si crei mercoledì una maggioranza concreta del buon senso». «Non possiamo permetterci di pagare un prezzo salatissimo per tutti gli italiani, a causa dell’irresponsabilità di pochi», ha concluso Marcucci, il cui intervento non parla solo del tentativo del Pd di evitare le urne a tutti i costi, ma anche delle sue beghe interne visto che il senatore è da sempre tra le voci più critiche a quel campo largo che, benché sempre più al tramonto, ancora resta sul tavolo delle ipotesi.