Voci critiche nel M5S contro Conte: “Non ha le palle per strappare, si fa consigliare da Bettini”
6 Lug 2022 8:19 - di Francesco Severini
E’ in questo clima che il cronista del Giornale intercetta al bar le lamentele di uno dello staff di Giuseppe Conte il quale si lascia andare a uno sfogo che non promette niente di buono. “«Conte non ha le palle per strappare! Non succederà niente», confida di fronte ad un caffè bollente un suo collaboratore. «È teleguidato da Bettini. Goffredo, sì lui». Confessa a voce bassa, quasi non si sente. Bisbiglia per non essere ascoltato da chi è vicino e guarda con fare sospetto. «Si sentono al telefono, lui (Giuseppe Conte ndr.) gli chiede consigli su cosa fare».
E anche se chi è vicino a Goffredo Bettini smentisce l’indiscrezione, sottolineando che l’esponente dem si trova in Francia a scrivere il suo nuovo libro non è una novità il legame stretto tra i due fin dai tempi del Conte bis. Bettini, inventore della strategia del “campo largo”, sosteneva all’epoca che Conte doveva essere l’interlocutore principale dei dem. E pare che la cosa si sia tradotta in modo molto personale come una interlocuzione tra due soggetti: l’ex premier e lo stesso Bettini.
Quest’ultimo un anno fa incoraggiava Conte ad andare avanti nella sua nuova veste di leader: Conte – osservava – è tutt’altro che un leader debole. “Conte non è affatto un leader debole – diceva Bettini – Subisce attacchi micidiali proprio perché continua a stare in campo e a riscuotere simpatie e consensi. Ha governato bene, Draghi su tanti aspetti continua la sua azione. Ha contribuito alla formazione dell’attuale governo. Sta cambiando il M5S in direzione di un partito ecologista, popolare, europeista e attento alle fasce più deboli della società”. Insomma addirittura era Draghi a ispirarsi al “modello Conte”.
E non è la prima volta che i post-grillini lamentano il rapporto stretto che c’è tra Conte e alcuni consiglieri Pd tra i quali spicca proprio il nome di Bettini. Nei retroscena spesso voci anonime ma rabbiose declamavano che Conte ascoltava più quelli del Pd che i suoi. In questo caso non è difficile capire dunque come andrà a finire: non ci sarà alcuna rottura. Per non lasciare spazio a Di Maio come interlocutore privilegiato di Draghi e per non creare problemi al Pd. E nel M5S continueranno le solite, eterne fibrillazioni.
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