Campi: «Il fascismo alle porte? La sinistra usa sempre lo stesso copione: ieri era Fanfani, oggi è Meloni»

2 Ago 2022 10:09 - di Natalia Delfino
campi

Le accuse di fascismo, la sponda del giornalismo militante pronto anche a cavalcare drammi come l’omicidio di Civitanova Marche, la teoria del complotto sulla caduta di Draghi e sui migranti. A mettere in evidenza che, in fondo, non c’è niente di nuovo in questa campagna elettorale è il politologo Alessandro Campi, per il quale quello che sta accadendo è anche la conferma «di quanto fosse fragile e forzata l’unità nazionale costruita da Mattarella».

Campi: «La sinistra agita sempre il fascismo alle porte»

«Sin dal primo giorno i partiti della maggioranza hanno cercato di farsi le scarpe l’uno con l’altro: ovvero, soprattutto il Pd, di tirare il capo del governo dalla loro parte. Caduto quest’ultimo, visti i sondaggi, è iniziata la prevedibile sarabanda mediatica contro il centrodestra: la Costituzione da salvare, il fascismo alle porte, la democrazia in pericolo, le preoccupazioni dell’Europa», ha spiegato Campi in un’intervista a Libero, nella quale ha sottolineato che «è lo stesso copione dal 1994, quando perla prima volta si candidò Berlusconi».

Dal fanfascismo di Fanfani alle accuse a Meloni

«L’accusa di fascismo in chiave delegittimante dell’avversario», però, ha ricordato il docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia, è una costante della propaganda di sinistra da molto prima: «È l’argomento con cui il Pci e i suoi eredi hanno cercato di mettere fuori gioco chiunque si opponeva ai loro disegni. Nella storia repubblicana, in tanti sono stati trattati dalla sinistra come nemici della democrazia e della Costituzione. Da Pacciardi a Renzi, da Fanfani – per cui si coniò il termine di “fanfascismo” – a Craxi, da Scelba a Berlusconi. Ora è il turno della Meloni».

Campi: «Per la caduta di Draghi abbiamo fatto tutto da soli»

A questa accusa si affiancano poi le teorie complottiste, appiccicate a Salvini e Berlusconi per la caduta del governo Draghi. Un tema sul quale Campi non ha dubbi: «Abbiamo fatto tutto da soli». Dunque, nessuna ingerenza di Mosca, sebbene per il professore esista un «atteggiamento ambiguo della Lega e di alcuni ambienti di destra nei confronti di Putin», sul quale «converrebbe fare chiarezza una volta per tutte». Ugualmente, per Campi, «è ben documentata l’azione di condizionamento e disinformazione svolta dal regime russo all’estero, non solo in Italia». Ma «ciò detto, comincia ad essere un po’ ridicola quest’idea che dietro ogni governo che cade e ogni elezione che non va come piace alla sinistra ci siano i russi che tirano le fila».

La sinistra ora vede un complotto anche dietro agli sbarchi

Dunque, nessun complotto dietro la caduta del governo Draghi, ma solo «un colpo di genio politico di Conte (si fa per dire…)». Quanto poi all’inedita idea secondo cui la Russia starebbe spingendo i barconi di migranti sulle nostre coste per far vincere il centrodestra, Campi ha rilevato come la suggestione complottista riguardi quella stessa sinistra che «accusa la destra di coltivare il mito complottista della “Grande sostituzione” come vero obiettivo dei flussi migratori di massa». «Forse – ha aggiunto – gli sbarchi sono aumentati perché siamo in estate».

«Quando non si riesce a spiegare qualcosa, ci si inventa una soluzione di comodo in chiave cospiratoria. Evocare un complotto significa imputare all’avversario di muoversi nell’ombra, di nascondere chissà quale terribile segreto, di essere l’agente di una qualche forza straniera. Il vantaggio è che non bisogna addurre prove, basta fare un titolo azzeccato, lanciare un sospetto e infangare l’avversario», ha quindi ragionato Campi, rilevando anche però come talvolta certi meccanismi si rivelino un boomerang. È il caso, per esempio, delle orribili speculazioni sull’omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche.

La sponda dei «giornalisti militanti»

«Già sta emergendo che l’assassino ha seri problemi psichiatrici. Le speculazioni politico-giornalistiche – ha sottolineato il professore – sono come quelle finanziarie: possono andare male e ritorcersi su chi le fa. Oltre che esacerbare il dibattito pubblico mi chiedo cosa porti in termini elettorali provare a scaricare sulla destra la colpa politica di quel che è accaduto. Ma su questo versante le responsabilità, più che della politica, sono di un certo mondo giornalistico militante che nemmeno prova più a nascondersi. Il primo tweet contro la Meloni non lo ha scritto Fratoianni, ma Formigli…».

E «a proposito di giornalismo militante. Per Gad Lerner gli 80 annidi Sofri sono stati vissuti «dalla parte giusta», ha sottolineato Antonio Rapisarda, che firma l’intervista. «Quel tweet – ha risposto Campi – è l’elogio affettuoso di uno dei tanti “cattivi maestri” della storia italiana fatta da un amico di gioventù. Esprime la presuntuosa convinzione di non aver mai sbagliato e di non avere nulla di cui pentirsi, quali che siano state le smentite della storia che la sinistra ha dovuto sopportare. È infine la conferma che in Italia, anche in campo culturale, contano soprattutto le lobbies, le cordate e le relazioni amicali».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *