Caos a sinistra, salta l’incontro tra Letta, Bonelli e Fratoianni. I Verdi: «Urge un chiarimento»
Il primo effetto dell’intesa stipulata ieri tra Carlo Calenda ed Enrico Letta sono i mal di pancia dei gruppi a sinistra del Pd. Non proprio passeggeri, dal momento che l’incontro fissato oggi alle 15 al Nazareno tra lo stesso Letta, Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Angelo Bonelli (Verdi) è saltato. «Nessuna rottura e nessuna porta sbattuta. L’incontro con Letta è solo rinviato perché prima dobbiamo fare un punto interno nostro», si sono affrettati a precisare gli ecologisti all’Adnkronos. Una richiesta di chiarimento «alla luce delle novità politiche emerse nella giornata di ieri», spiega la fonte “verde”, però s’impone. Agli occhi di Si e Verdi, infatti, l’accordo Pd-Azione è «del tutto squilibrato» verso il centro.
Le stime di Youtrend
E non solo sui punti programmatici, ma anche sui collegi, divisi come segue: 70 per cento al partito di Letta, 30 a quello di Calenda. Al di là delle chiacchiere su programmi, idee e contenuti, la sostanza è abbastanza prosaica. Del resto in politica i numeri contano e, sondaggi alla mano, il peso elettorale di Azione-Più Europa (5,2) e quello di Si-Verdi non sono così distanti (4,2). Tanto che Lorenzo Pregliasco di Youtrend, via Twitter, avverte: «Se i rosso-verdi uscissero dalla coalizione, il centrosinistra potrebbe perdere più o meno gli stessi collegi che avrebbe perso senza accordo con Calenda». Circa 16, secondo i calcoli di Youtrend.
Calenda: «Fratoianni è un problema del Pd, non mio»
Nel frattempo, il leader di Azione tutto fa tranne che agevolare il lavoro di tessitura di Letta. Proprio oggi, in tv, richiesto di commentare la mancata condivisione dell’agenda-Draghi da parte di Fratoianni ha dato una risposta un po’ farlocca. Eccola: «Va chiesto a Letta, il programma l’ha firmato lui. Se Fratoianni non ci si trova è un problema suo. Io ho firmato un accordo con il Pd, il mio interlocutore è Letta. Se Fratoianni non condivide l’agenda Draghi – aggiunge Calenda – deve rispondere ai suoi elettori del perché sta in una coalizione che condivide l’agenda Draghi. È un problema suo, non mio». E conclude: «Non un nostro voto deve andare a gente come Di Maio e Fratoianni». Da ridere.