“Cappuccetto Rosso” e l’urlo sgarbiano “capra”: il politicamente corretto vuole abolirli
La favola di Cappuccetto Rosso? Infama i lupi. L’augurio «In bocca al lupo» con la classica risposta «crepi»? Istigazione al maltrattamento. La parola “porco” usata come offesa? Discriminatoria. A lanciare la crociala animalista-lessicale è un’associazione, l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente). Si scaglia «contro l’uso e l’abuso di termini offensivi nei confronti degli animali». Li ritiene «una sorta di malcostume se non in alcuni casi addirittura istigazione al maltrattamento».
Da “Cappuccetto Rosso” a “crepi il lupo”: tutto vietato
Tra le battaglie dell’associazione sulle distorsioni lessicali, anche quella che ebbe come target Vittorio Sgarbi, reo di aver usato impropriamente la parola “capra”. Ora è la volta del lupo. «Basta usare termini come “crepi il lupo” o “il lupo cattivo”», scrivono in una nota gli animalisti di Aidaa. «Nel primo caso è la risposta che ancora va per la maggiore quando si fa un buon augurio. È vero che in questo caso è stata la sensibilità stessa della gente che in molti casi ha sostituito il termine orribile “crepi il lupo” con “viva il lupo”. Ma è ora che di superare la terminologia che inculca nei bambini l’idea che il lupo sia un animale cattivo».
«Questa favole creano mostri laddove non ce ne sono»
Così, la censura di Aidaa finisce per non risparmiare le favole- «A nostro avviso, favole come Cappuccetto Rosso andrebbero abolite. O almeno profondamente modificate nel ruolo che si riserva al lupo». A giudizio degli animalisti, «in Cappuccetto Rosso va oltre i peggiori sentimenti, arrivando a mangiare una nonna. Certo – aggiungono – si potrebbe obiettare che da sempre è stato cosi, che si tratta di favole e via dicendo. Noi vogliamo solamente sottolineare che a furia di definire il lupo un animale cattivo si creano paura e mostri anche laddove non ce ne sono. Ognuno la pensa come vuole e noi la pensiamo così».