Di Maio, chi lo conosce lo evita. L’ultimo suo delirio dimostra che gli resta solo… Tabacci
A Di Maio si addice la famosa battuta di Paolo Bonolis rivolta al pubblico: «Lo sapete, tanti non hanno niente da dire, alcuni li avete anche votati». Il problema è che “Giggino” le spara talmente grosse da screditare l’Italia. Un comportamento non da ministro. Equiparare – come ha fatto lui – la guerra sanguinosa che sta subendo l’Ucraina con la «guerra economica» in cui sprofonderebbe l’Italia se vincesse il centrodestra è gravissimo. Inaccettabile. «Sei un ministro frgli Esteri semplicemente indegno», ha scritto la leader di FdI dai suoi profili social. E sono stati in tanti a reagire. Non è la prima volta che Di Maio si trova all’inferno. Basti pensare al giudizio di un suo ex amico, Alessandro Di Battista: «Luigi Di Maio non ha un voto. Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita». Poi aveva aggiunto: «Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi».
Di Maio, ridicolo video contro la Meloni
La risposta di Di Maio alla leader di FdI oltrepassa la soglia del ridicolo. Con un video postato sui social la replica alla parola “indegno”. La fa ricalcando il ritornello che tutta la sinistra porta avanti dall’inizio della campagna elettorale: «Cara Giorgia, ho visto che ancora una volta mi rivolgi degli insulti perché ho osato dire la verità sul tuo programma elettorale e della tua coalizione, sulle amicizie internazionali ed europei che avete. Vedi io non ti ho mai attaccato sul personale e non ne ho mai fatto una questione ideologica, perché prima di tutto le tue amicizie fasciste del passato si commentano da sole, ma soprattutto io sono ancora più preoccupato per il destino economico del Paese con la proposta politica che volete portare al governo». Sembra una poesia imparata a memoria.
La parabola politica è al termine
Tra l’ultima sparata sulla guerra economica e il video contro la Meloni è probabilmente il ministro ha raggiunto il livello più alto di delirio. E proprio di delirio parla Andrea Delmastro: «L’infelice e immorale paragone con la guerra in Ucraina è un insulto a chi sta morendo sui campi ucraini. È una ferita alle imprese che non arrivano a fine mese per via dei costi energetici, alle famiglie inginocchiate dal caro bollette. Nessuna giustificazione per tale caduta di stile». A Di Maio «può essere riconosciuta una sola attenuante: al rientro da Kiev avrà consultato i sondaggi. E avrà compreso che la sua parabola politica, nonostante il titanico tentativo di riciclarsi come ultimo dei mohicani centristi, è al termine». Ed effettivamente gli resta solo Tabacci.
Dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dimettersi
«Oggi come ieri, ieri come nei giorni scorsi, Luigi Di Maio si conferma una scheggia impazzita. E noi continueremo a denunciare l’atteggiamento indegno di un ministro degli Esteri che non perde occasione per demonizzare gli avversari politici. Salvo, ovviamente, tacere dei disastri provocati dalle sue frequentazioni e dalla sua politica filocinese». Sono le parole di Stefania Craxi, presidente della Commissione esteri a Palazzo Madama. «La politica internazionale è sempre stata un’attività seria, segnata da tratti di sacralità. Nel ruolo di ministro degli Esteri si sono succeduti uomini che hanno articolato la propria azione tenendo fede alla necessità di salvaguardare il prestigio della Nazione. Con Luigi Di Maio siamo arrivati allo scempio. Ovvero svendere la credibilità dell’Italia all’estero per raccattare una manciata di voti. Di Maio si dimetta, ne va dell’onore del Paese».