È morto Claudio Garella, il Cinderella man del calcio italiano: dalle “garellate” ai trionfi con Napoli e Verona

12 Ago 2022 15:20 - di Valter Delle Donne
Garella

I tifosi lo chiamavano Garellik, ma più per il riferimento a Paperink, alter ego del maldestro Paperino, che al sulfureo Diabolik: e questo già la dice tutta su Claudio Garella, morto oggi a 67 anni, per complicazioni dopo un intervento al cuore. Urbano Cairo, presidente del Torino, squadra che lo ha visto debuttare nel calcio professionistico, lo ha ricordato come “una delle figure più iconiche del calcio degli anni Ottanta”. Quel termine “iconico”, usato spesso a sproposito, per Garella è invece l’omaggio più calzante. Garella è stato davvero un protagonista iconico del calcio degli anni ’80. 

Perché Garella era il Cinderella man del calcio italiano: ci fosse in giro un Russel Crowe in peso forma, sarebbe perfetto per il ruolo da protagonista. Da Cenerentola dei portieri a due volte scudettato: con Verona e Napoli. Tanto lontano dalla immagine dei portieri perfetti di oggi, Garella appariva sgraziato, appunto come Paperino. “Ci scherzavamo molto su questo – ricorda Claudio Bruscolotti, capitano del Napoli – gli chiedevamo come faceva a parare con il piede, il ginocchio, o lo stinco, gli dicevamo che non ci faceva mai vedere una bella partita, lui ridendo ci rispondeva che l’importante era che la palla non entrasse”. E su questo era perfetto.

Garella contro Garellik

La carriera di Garella non era partita nel migliore dei modi, da vero Cinderella man, aveva toccato il fondo a Roma, nella squadra della Lazio. L’etichetta più perfida era dedicata alle sue “papere”, che giornalisti e tifosi ormai chiamavano “garellate“. E come nelle favole, fu sempre a Roma, alcuni dopo, che Garella consegnò il suo nome alla leggenda. A difesa della porta del Verona di Bagnoli “parò anche le mosche”, come amavano dire i commentatori più pigri.

Garella si trasformò nel super eroe del calcio italiano: Garellik all’Olimpico parò l’impossibile entrando nella leggenda del calcio italiano al pari di certe partite del grande Torino. L’indomani più di un quotidiano gli diede 10 in pagella. 

Da vero anti-eroe, Garella vinse due campionati con due outsider. Il primo con il Verona di Bagnoli, il secondo con il Napoli di Maradona: imprese più uniche che rare, se si pensa che il Verona non ha mai più avvicinato quel traguardo mentre il Napoli non vince lo scudetto da 32 anni.

Garella ha indossato anche la maglia di Sampdoria e Udinese prima di chiudere la carriera all’Avellino. L’allora presidente della Juve, l’avvocato Giovanni Agnelli, che aveva una parola perfida per tutti, lo definì come “l’unico portiere che para senza mani”. L’Avvocato non poteva sapere che, se lo avesse fatto, Garella non sarebbe mai diventato Garellik.

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