Enrico non sta sereno: tra draghiani e malpancisti nel Pd è già iniziato il processo al segretario
Enrico non sta sereno. Tra disastri comunicativi (“gli occhi della tigre” resteranno nella storia di questa campagna elettorale) e alleanze usa e getta, il segretario Pd deve cominciare a guardarsi le spalle. Dalle parti del Nazareno i centristi inorridiscono, tacciono e già preparano la guerra di successione al segretario dem, in caso di tracollo il 25 settembre.
Illuminente la ricostruzione de Il Giornale. Molti, infatti, specie tra parlamentari moderati e riformisti, pensano che Enrico Letta abbia sbagliato strategia. La svolta a sinistra, in favore di Fratoianni e Bonelli, ha mandato all’aria i proclami sull’agenda Draghi delle settimane passate.
Un autogol che spunterà tante armi della retorica dem in campagna elettorale. Come farà Letta a parlare di atlantismo quando gli unici che hanno votato contro l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia sono stati Sinistra italiana e gli ex M5s del “compagno Petrov” (Petrocelli)? Come ha osservato ironicamente Matteo Renzi al Messaggero: «Non si tiene l’agenda Draghi con chi come Fratoianni ha votato 55 volte la sfiducia. Si può andare controcorrente, se si ha coraggio. Ma mai contro la logica». Secondo il leader di Italia Viva, Letta è il vero sconfitto di questa fase. Ed è difficile dargli torto.
Ecco perché Enrico Letta fa bene a non stare sereno
Come osserva Repubblica, non sono passati inosservati gli affondi di un big dem come Stefano Bonaccini: «Mi auguro che nel Pd non ci sia la tentazione di rinchiudersi in una ridotta di sinistra per rifare i Ds. Io non ci sto a lasciare il riformismo a Calenda», ha già avvertito il governatore emiliano che da tempo scalpita per conquistare la leadership. Arrabbiatissimo perché «in solitudine non si ottiene granché », ma al tempo stesso preoccupato che, venuto meno quel patto, l’accordo con i rosso-verdi possa sbilanciare l’asse dei Dem. Ciò che verrebbe rimproverato a Letta se il verdetto elettorale si rivelerà particolarmente infausto.
Non a caso, i centristi che dimorano nel Nazareno non possono che sentirsi in difficoltà. E tacciono tutti, in un silenzio ostile al segretario dem. Il momento è troppo delicato: la composizione delle liste è un partita che si gioca in queste ore. Difficile rintracciare qualcuno che, magari nel sempre attivo correntone di Base Riformista, abbia voglia di esprimersi.
Chi esterna senza ritrosie è Stefano Ceccanti. «Non c’è niente di più distante dalle cose che ho imparato come metodo nell’associazionismo cattodem da questo modo di fare tutto immediatezza ed egocentrismo», dichiara il deputato al Giornale, sullo strappo consumatosi con Azione ed a i metodi di Calenda. La percezione che al Nazareno stiano per assistere al disastro lettiano è diffusa. Stavolta nessuno dirà a Letta: Enrico, stailgi sereno.