False notizie e cyber attacchi: la relazione del Copasir smonta la propaganda di Russia e Cina
“Accanto e a sostegno della guerra tradizionale con la quale purtroppo, con efferati effetti, il continente europeo è tornato a confrontarsi in questi mesi drammatici, si sta dunque affermando una guerra di forma ibrida, pianificata ed alimentata dalla disinformazione, dalla produzione sistematica di false notizie e da attacchi cibernetici. Secondo la dottrina militare russa, ora rafforzata dalla strategia ideata dal generale Gerasimov, attuale capo di Stato maggiore della Difesa russa, la guerra dell’informazione è una forma di potere politico e uno strumento geopolitico che consente un alto livello di manipolazione e di influenza, contribuendo ad una forma di conflitto che deve essere onnicomprensiva e perennemente attiva contro nemici ed avversari. Questa dottrina teorizza l’impiego di vari strumenti – disinformazione, propaganda, sabotaggio, spionaggio, attacchi cyber – per colpire gli anelli deboli del processo decisionale delle nostre democrazie ed il suo complesso, talvolta fragile, sistema di pesi e di contrappesi”. E’ quanto si legge nella Relazione conclusiva al Parlamento del Copasir sull’attività svolta dal 10 febbraio al 19 agosto 2022.
“La guerra dell’informazione – si legge – non è limitata al momento iniziale delle ostilità dove generalmente include la preparazione di informazioni utili in merito al campo di battaglia ma è un’attività costantemente in corso, a prescindere dallo stato delle relazioni con l’avversario. Sono individuabili diversi fasi in questa strategia: la demoralizzazione con la quale le persone vengono influenzate a mettere in dubbio l’integrità di un Paese e a sollevare sospetti attraverso la propaganda dei media e il mondo accademico. Oggi, attraverso i social media questo fenomeno è molto più pervasivo ed efficace, soprattutto nelle giovani generazioni, cui viene propugnata la sfiducia nei media tradizionali e l’assenza di standard morali nella società occidentale. Anche la presenza di consiglieri del Cremlino, di giornalisti della TV di Stato russa, di ospiti ed “esperti” che argomentano a favore dell’invasione, o ripetono le versioni del Cremlino rientrano in questa fase, tanto che l’UE ha sanzionato le emittenti come Sputnik e Russia Today”.
La relazione del Copasir spiega perché sono state oscurate Sputnik e Russia Today
“In merito alla sospensione – si legge – della trasmissione nel territorio Ue delle attività televisive di Sputnik e Russia Today (organi di informazione pubblici), incluse quelle delle controllate come RT-Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, appare significativo che il Tribunale Ue, con ordinanza dell’8 marzo 2022 (causa T-125/22), ha respinto il ricorso di Rt France (il cui capitale è di un ente russo) che aveva chiesto l’annullamento della decisione (Pesc 2022/35), sostenendo che il divieto di trasmissione era in contrasto con il diritto alla libertà di espressione riconosciuto dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali Ue. Secondo i giudici, la misura decisa dal Consiglio vuol proteggere la Ue dalla campagna di disinformazione e destabilizzazione attraverso i media controllati dal Cremlino che minaccia l’ordine e la sicurezza pubblica nell’Unione. Per la Corte propaganda e disinformazione fanno parte dell’arsenale di guerra e un intervento dell’Unione serve a tutelare gli obiettivi della stessa Ue: interesse che prevale su quelli dei privati che possono subire un danno economico dalle misure sanzionatorie. La stessa Commissione europea ha sottolineato che la libertà di espressione implica il diritto di ricevere informazioni obiettive sugli eventi e può essere limitata a tutela di interessi pubblici in modo proporzionato”.
Così funziona la strategia d’ingerenza russa
“Nella strategia di ingerenza russa, la destabilizzazione – si legge – viene definita anche seconda fase, consiste nell’alterare le relazioni estere, l’economia e i sistemi di difesa di una Nazione, mettendo in discussione le storiche Alleanze europee ed atlantiche, screditando le loro stesse istituzioni o decisioni. La terza fase della ingerenza riguarda il controllo sul settore energetico ed economico, che in Italia è in atto da diversi anni ormai, causando la sottovalutazione, se non la dissimulazione dei rischi geopolitici associati alla dipendenza energetica da un unico fornitore straniero. Si tratta peraltro di evidenze che il Comitato ha in più di un’occasione segnalato e sottolineato in due specifiche Relazioni alle Camere, prospettando misure ed interventi per mitigare lo stato di dipendenza che in parte sono state poi recepite dallo stesso Governo. La quarta fase consiste nella normalizzazione e mira a minimizzare un cambiamento drastico in un Paese condotto rapidamente ad uno stato di crisi attraverso aggressive operazioni politiche, economiche e di disinformazione”.