Follia del politicamente corretto: «pericolosi» persino Shakespeare e Agatha Christie

11 Ago 2022 13:15 - di Redazione
politicamente corretto

Il politicamente corretto colpisce la Gran Bretagna: esclusi mille libri. Nella black list sono finiti anche Shaskespeare, Agatha Cristie, Jane Austen, Charlotte Brontë, Charles Dickens. Centoquaranta università britanniche, scrive il Giornale, li «ritengono autori di testi “pericolosi” per gli studenti, tanto da depennarli dalle varie liste di lettura consigliate dei corsi di letteratura o almeno da renderli facoltativi per gli studenti che potessero ritenersi offesi dal loro contenuto».

Politicamente corretto, l’inchiesta del Times

Il quotidiano ricorda che lo ha scoperto il Times dopo una difficile inchiesta investigativa. «Dopo aver mandato quasi 300 richieste ufficiali a 140 università del Paese – scrive il Giornale – sui libri di testo che sono stati rimossi dalle liste di lettura, due atenei, quello dell’Essex e del Sussex, hanno ammesso di aver tolto determinati testi per timore che potessero essere offensivi per gli allievi. Altre otto, incluse quelle Warwick, Exeter e Glasgow non li hanno banditi, ma trasformati in letture opzionali “per proteggere il benessere degli studenti”».

La black list

Le autorità accademiche, scrive il Giornale, «hanno tentato di bloccarla in ogni modo – affermano al Times – per esempio invitando sui social media i docenti a non rispondere alle richieste presentate dai giornalisti. “Alcune università – racconta l’articolo – non hanno voluto fornire alcuna informazione per paura che queste avessero un impatto negativo sul personale universitario”».

Politicamente corretto, la strategia del “cancel culture”

Timore fondato in realtà, osserva il quotidiano milanese, «poiché apprendere che The Underground Railroad, il racconto di Colson Whitehead, vincitore del Premio Pulitzer, viene considerato pericoloso per la sua descrizione troppo incisiva della schiavitù americana, da effettivamente da pensare. “Un tentativo fatuo, paternalistico e profondamente razzista”, l’ha definito Trevor Phillips, presidente di Index on Censorship, un gruppo contro la censura che ritiene la politica messa in atto dagli atenei parte di “un’ondata più ampia di censura esistente nei campus britannici”. Una strategia – osserva il Giornale – che affonda le sue radici in quella “cancel culture” che, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tende ad azzerare la storia passata nel momento in cui diventa socialmente inaccettabile in tempi attuali».

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