In Cina è ancora incubo lockdown. Gli esperti avvertono: il regime cambi rotta o saranno guai

31 Ago 2022 12:41 - di Gigliola Bardi
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È di nuovo lockdown per milioni di persone in Cina, dove il regime continua a perseguire la politica “zero Covid”, incurante delle proteste e anche degli allarmi sulle ricadute economiche di questa strategia. E degli stessi numeri del contagio: ieri le autorità sanitarie segnalavano appena 349 nuovi casi confermati di trasmissione locale del coronavirus in tutto il Paese, dunque su una popolazione di 1,4 miliardi di persone. A questi si aggiungono 1.368 casi relativi a soggetti asintomatici.

Il lockdown nelle città industriali della Cina

Fra le città bloccate ci sono anche i centri industriali di Shenzhen, Guangzhou, Dalian, Chengdu e Shijiazhuang. A Dalian, nel nord est del Paese, il lockdown riguarda 3 milioni di abitanti, ovvero la metà della popolazione cittadina. A Chengde e Shijiazhuang, vicino alla capitale, le misure restrittive riguardano un numero imprecisato di persone. Nella città Tianjin, nel nordest, le autorità hanno imposto test Covid obbligatori per tutta la popolazione. A Shenzhen, nel sud, riporta ancora l’agenzia Dpa, sono state “sigillate” intere aree. A Guangzhou le autorità hanno rinviato il ritorno in classe per le scuole di ogni ordine e grado e ridotto drasticamente i servizi di autobus e metropolitana.

Gli allarmi sulla crescita economica

L’agenzia di stampa Ansa riporta che, secondo Capital Economics, 41 città, che contribuiscono per il 32% al Pil cinese, sono interessate da restrizioni, rappresentando il numero più alto da aprile. Lunedì, si legge ancora sull’Ansa, «l’Anbound Research Center, un think tank cinese, ha sostenuto che la chiusura draconiana anti-Covid ha prodotto blocchi al commercio, ai viaggi e all’industria, sollecitando un cambio di rotta per evitare uno “stallo economico”, invitando la leadership a concentrarsi sulla crescita come fatto da Usa, Europa e Giappone. “Prevenire il rischio di stallo economico dovrebbe essere il compito prioritario”, ha rimarcato il think tank in un rapporto all’eloquente titolo “È tempo che la Cina adegui le sue politiche di controllo e prevenzione dei virus”».

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