La Cina spara proiettili di precisione nello stretto di Taiwan. Taipei: «Ci prepariamo alla guerra»
Nell’ambito delle ampie esercitazioni militari avviate dalla Cina in rappresaglia per la visita a Taipei di Nancy Pelosi, l’esercito cinese ha sparato dei proiettili di precisione e diversi missili balistici nello stretto di Taiwan. Lo riporta il sito del South China Morning Post, citando un breve comunicato dei militari cinesi, mentre il Comando delle forze aeree di Taiwan ha denunciato oggi le incursioni di 27 caccia cinesi, dopo le 21 denunciate ieri. «Gli Stati Uniti non cercano e non vogliono una crisi con la Cina ma siamo pronti a gestire qualsiasi cosa Pechino decida di fare», ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa.
Le più ampie esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan
Le manovre militari, che dureranno 4 giorni, sono le più ampie esercitazioni mai realizzate da Pechino intorno a Taiwan, considerata dalla Cina una sua “provincia ribelle”. Il ministero della Difesa cinese ha diffuso una mappa dell’area divisa nelle sei zone – alcune distanti appena 12 miglia dalla costa di Taiwan – in cui intende realizzare esercitazioni marittime ed aeree, che comprendono anche il lancio di proiettili. Pechino, inoltre, ha invitato aerei e navi commerciali a rimanere lontani dall’aerea dell’esercitazioni che Taiwan ha denunciato come violazione della sua sovranità e di fatto un blocco dell’isola.
Taiwan: «Ci prepariamo alla guerra senza volerla»
«Non vogliamo l’escalation, ma non arretreremo quando si tratta di sicurezza e sovranità», ha commentato con un tweet il ministero della Difesa di Taiwan in risposta all’avvio delle esercitazioni, spiegando di «rispettare il principio di prepararsi alla guerra senza volerla». È stato poi il ministero degli Esteri a rivolgere un appello alla comunità globale perché chieda alla Cina di fermare le attività militari.
La condanna del G7: «La visita di Pelosi è un pretesto»
Ieri i ministri degli Esteri del G7 – Usa, Canada, Francia, Regno Unito, Italia, Germania e Giappone – e l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell si sono detti «preoccupati» per le azioni «minacciose» della Cina intorno a Taiwan, rispetto alle quali la visita di Pelosi appare come un «pretesto per azioni militari aggressive». I ministri, quindi, hanno chiesto a Pechino di «non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza nella regione» e di risolvere le questioni relative allo Stretto «con mezzi pacifici», esortando a «preservare la pace e la stabilità» nello stretto di Taiwan e a mantenere «il diritto internazionale».
La risposta di Pechino: «Taiwan fa parte del territorio cinese»
Un comunicato cui il portavoce della missione cinese presso la Ue, Zhang Ming, avvisando che Pechino risponderà a «qualsiasi azione che viola la sovranità e l’integrità territoriale della Cina». «Taiwan fa parte del territorio cinese e intromettersi nelle sue questione è una violazione della sovranità cinese», ha aggiunto.