CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

prendi le distanze da

La litania dei sinistri: “Prendi le distanze da…”. Ma sono loro a non prendere mai le distanze da nulla

Politica - di Adriana De Conto - 27 Agosto 2022 - AGGIORNATO 28 Agosto 2022 alle 12:09

Questa campagna elettorale  passerà alla storia per la fatidica frase “Meloni prendi le distande da…”. Alla leader di FdI non c’è giorno, da quando è caduto il governo Draghi, che qualcuno non pretenda di insegnarle cosa deve essere e come non deve essere. Testate giornalistiche, opinionisti e sinistra tutta si passano il testimone quotidianamente. “Prendi le distanze da”. Letta e Di Maio le chiedono di prendere le distanze da Putin e dal fascismo. Laura Boldrini le intima di togliere la ‘Fiamma ‘dal simbolo di FdI. Chiedono a Salvini di prendere le distanze da Mosca; a Berlusconi di prendere le distanze da Salvini e Meloni. E’ tutto un rimpiattino di pretese verso qualunque esponente del centrodestra. Gli unici che non prendono le distanze mai da niente – e pure di cose imbarazzanti ci sono- sono loro. Fa ridere che il manistream corrente non chieda di fare altrettanto a chi conserva memorie vetero-comuniste. E anche molto esposte.

Nessuno chiede alla sinistra di prendere le distanze dal comunismo

Non è passato molto tempo dai pugni chiusi e dall’inno dell’internazionale comunista esibiti al congresso di Leu, il partito di Speranza, che pure fa il ministro, è un uomo delle istituzioni. Gesti del comunismo più esplicito. Era l’aprile scorso. Nessuno ha mai chiesto a lui e al suol partito di riporre in soffitta questo armamentario ideologico. Nessuno ha mai chiesto a esponenti Pd di prendere le distanze dai centri sociali e dagli antagonisti in maniera esplicita e forte. Le donne di sinistra  non sembrano particolarmente solerti nel prendere le distanze dagli insulti quotidiani riservati a Giorgia Meloni da molto tempo. Di Maio non prende le distanze dal sottosegretario Manlio Di Stefano, ora con lui in Impegno civico, che pure postava video anti-Nato e anti-Kiev. E potremmo andare avanti in una noiosa rassegna. Non scherziamo, a prendere le distanze da tutto questo armamentario dovrebbero essere tutti questi lorsignori. Ma il “colpo” più duro lo sferra – intervistato da Libero, dal direttore Senaldi – Paolo Mieli.

Paolo Mieli: “C’è un nucleo nel Pd ancorato agli ideali della rivoluzione d’ottobre”

Lo scrittore, storico ed editorialista del Corriere della Sera ha fatto un’osservazione molto illuminante su cosa siano il Pd, la sinistra e lo zoccolo duro della base. Uno pensa che tutto dipenda da Letta e invece il segretario non ha le mani libere, per così dire: «La realtà è che Letta nel Pd comanda per modo di dire – rileva l’editorialista-. Io ho sempre presente la sua grande amicizia con Filippo Andreatta. Questo Pd gli corrisponde poco. Perché comanda ancora un nucleo che ha le proprie radici culturali nella storia e negli ideali della rivoluzione d’ottobre». Mieli è uno storico e non scende certo sul terreno della presunzione di certa sinistra di chiedere al Pd, a Fratoianni o a Speranza di prendere le distanze da questo “nucleo”. Fa un ragionamento e prende atto di alcune cose.

Antiamericani: nostalgici del comunismo: “La base Pd è lì che va a parare”

Senaldi salta con i piedi sul piatto e gli chiede: “Quindi antiamericani, nostalgici di Lenin e antisionisti in lista non sono un incidente? «Chiunque conosca la base del Pd – risponde Paolo Mieli – sa che essa, dopo aver creato la bad company dello stalinismo, continua sostanzialmente a ragionare come un tempo. I giovani che sono stati presentati a Letta per essere candidati come capilista non somigliano a quelli come Filippo Andreatta che lui frequentava a trent’anni; ma a quelli dell’antica Federazione Giovanile Comunista. La sensibilità diffusa della sinistra alla fine è lì che va a parare». Quindi ci sono molti “nostalgici” nel Pd. «Per me sì, sono una componente robusta e sostenuta da un mondo intellettuale molto vasto». E aggiunge. “Parliamo di maestri di dissimulazione, che si mettono un vestito che li rende formalmente adatti ai tempi. Possono anche decidere tatticamente di consegnarsi nelle mani di Renzi o di Letta per un giro, ma la loro natura non cambia». Già, perché con loro nessuno osa pronunciare la fatidica frase: prendete le distanze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Adriana De Conto - 27 Agosto 2022