L’epitaffio di Vendola sulla sinistra: «L’intesa tra Letta e Calenda è un suicidio al centro»
Una bocciatura su tutta la linea: manovra, ideologia, programma. Dalle colonne della Stampa, Nichi Vendola non risparmia critiche ad Enrico Letta per come si è mosso e per come si sta muovendo in questo abbrivio di campagna elettorale. Morale: il Pd rischia seriamente di trasformarsi in un ibrido. L’ex-leader di Sel lo descrive così: «Culturalmente progressista, economicamente liberista, politicamente centrista». Praticamente un suicidio: «Siamo dinanzi al rischio che una formazione post-fascista possa esprimere il prossimo inquilino di Palazzo Chigi». La critica maggiore mossa da Vendola a Letta riguarda l’intesa con Carlo Calenda e l’adozione della cosiddetta agenda-Draghi. Definisce la prima come una «sciagura» e la seconda come «il simbolo della sottomissione al partito della borghesia».
Vendola intervistato dalla “Stampa”
Dipendesse da lui, avrebbe adottato ben altra strategia con l’obiettivo di «costruire una larga coalizione antifascista» sebbene non si nasconda che neppure un’alleanza in versione Cln «sarebbe sufficiente a battere una destra con il vento in poppa». Per farlo, suggerisce lui, «occorre la credibilità e la forza di una proposta capace di alzare la bandiera della giustizia sociale ed ambientale». È quel che sta tentando il M5S di Giuseppe Conte. A Vendola non scende giù la decisione di Letta di escluderlo dalle pre-intese sulla futura coalizione. «Ha fatto male – sentenzia -. Mutilare il “campo largo” e risospingere i Cinque stelle nel grillismo è un errore che rischia di essere il regalo più gradito alle destre».
Pd tra due fuochi
Parole, queste di Vendola, che troveranno probabilmente orecchio nella sinistra dem, dov’è più forte l’insofferenza per le mosse del segretario. Sul giudizio pesa anche la sua eccessiva generosità, ai limiti dell’arrendevolezza, mostrata nei confronti di Azione, cui ha concesso il 30 per cento dei collegi uninominali. Un’enormità se si pensa che quel partito vale solo il 18 per cento del Pd. È il motivo per cui ora Letta deve accingersi ad un nuovo bagno di sangue per accontentare i recalcitranti Fratoianni e Bonelli. Non sarà facile. A conferma che la severa bocciatura da parte di Vendola è tutt’altro che infondata.