Mentana sferza la sinistra: litigherebbe già sul premier. Terzo polo? Un accordo di “sopravvivenza”
Tra proiezioni sondaggistiche e opinioni personali, Enrico Mentana – al netto della variabile indecifrabile – ne è certo: il prossimo governo sarà di centrodestra. Non solo: in una sorta di gioco delle ipotesi realizzabili, azzarda persino dei pronostici sul futuri ministri. Insomma, tra periodi ipotetici della realtà e declinazioni possibili il direttore del Tg di La7 svela pubblicamente punto di vista personale e pensieri deduttivi sullo scacchiere politico del momento e sui suoi protagonisti e le strategie in atto. E Italia Oggi e Il Giornale ne prendono nota…
Mentana, vi anticipo l’esito delle elezioni
Dunque, in una sorta di teorema in cui Mentana scompone angoli e lati dell’attuale campagna elettorale, il giornalista annota gli elementi e li riassembra in vista di una più che possibile risposta finale: quella che arriverà il 25 settembre. E fra indicazioni demoscopiche, risoluzioni mediatiche e calcolo matematico, parte dalla sottrazione di consensi che debilita le forze del Pd. Attanaglia il M5S. E riduce ai minimi termini le possibilità di un’affermazione positiva della squadra del Terzo Polo.
Ecco perché la sinistra ha scarse chances di vittoria
Non solo. Anche considerando l’eventualità di una – per quanto difficile – ipotetica vittoria del centrosinistra, Mentana sottolinea come un esito elettorale favorevole a Letta e compagni andrebbe comunque ad aprire scenari incerti. Perché «sarebbe arduo perfino indicare il premier, poiché si candiderebbero Letta, Calenda, Renzi e Conte». Cosa che, commenta sarcastico il direttore del Tg La7, «sarebbe un bel casino».
Mentana sul Pd: «È spesso più impegnato nelle Ztl dei centri storici che in quello che succede al di fuori»
Peraltro, se al quadro generale aggiungiamo le rilevazioni menzionate da Mentana nella sua dissertazione, e che registrano il Pd come quarto partito tra gli operai – con al primo posto la Lega, al secondo FdI, al terzo i 5 Stelle – allora la ricostruzione. Tanto che “mitraglietta Chicco” sentenzia: «Forse in casa Pd una riflessione vera andrebbe fatta. È stata presa come una battuta ma non lo è: il Pd è spesso più impegnato nelle Ztl dei centri storici che in quello che succede al di fuori», ironizza il giornalista.
La Meloni è la vera alternativa che offre la politica
Peraltro, prosegue Mentana nella sua disamina, il fatto che la Meloni sia «l’unica novità che offre la politica» lo conferma anche il dato per cui «quattro delle principali sei forze politiche – ha continuato – sono guidate da ex presidenti del Consiglio: Berlusconi, Letta, Conte, Renzi. Quindi abbiamo da tutte le parti dell’usato sicuro, ma con «l’elettore che forse cerca altro»… Per esempio Giorgia Meloni, che non a caso è in testa nei sondaggi. Che è considerata una persona coerente. E che, è un fatto, si è posta negli ultimi anni e con gli ultimi governi come alternativa alle forze che hanno sostenuto gli esecutivi, scegliendo con il suo partito di stare all’opposizione per tutta la legislatura.
Mentana ipotizza il futuro governo di centrodestra
Senza dimenticare, prosegue Mentana su Il Giornale, ha dato spazio nelle liste del partito ai moderati del centrodestra come Tremonti, Pera, Nordio. E «dall’opposizione ha tenuto una linea più atlantista e antirussa di FI e Lega. Non la si può accusare di essere amica di Putin. La stessa cosa non si può dire di Salvini, Berlusconi, Conte». E allora, stante le alte probabilità di successo, per il direttore del Tg La7 il futuro governo potrebbe vedere Nordio alla giustizia, Tajani agli esteri, Giorgetti allo sviluppo economico, Cingolani confermato alla transizione ecologica, un tecnico all’economia, con buona pace di Tremonti»… Un gioco, certo, quello del giornalista, ma ancorato alle ipotesi concrete…
Lo scetticismo di Mentana sul Terzo Polo
Se a questo aggiungiamo poi l’irrilevanza del Terzo Polo sulla scacchiere elettorale attuale, a cui Mentana guarda con un certo scetticismo, i giochi sembrano fatti. Almeno per quanto riguarda appunto il Terzo Polo che i sondaggi attestano su numeri da minimo sindacale. E rispetto al quale Mentana rileva: «Non credo che Calenda e Renzi continueranno a stare insieme dopo le elezioni. Hanno fatto questo accordo che definirei di sopravvivenza, soprattutto per Renzi. Calenda è come Braccio di ferro, irascibile, ha una forte soggettività, non è disposto a dividere la scena e infatti Renzi ha dovuto defilarsi»…
E l’incognita M5S
C’è, poi l’incognita del M5S, che dagli esordi del 2018 hanno perso colpi, attivisti e ricorsi in tribunale lungo la strada e che si affacciano alle elezioni con Conte che ha soprattutto un obiettivo in mente secondo il giornalista: «Recuperare l’immagine di un movimento alternativo per superare il 10%. Pescando in parte nello stesso elettorato di Calenda e Renzi, che quella percentuale se la sognano»…