Gli Usa scovano il terrorista “imprendibile”, Messina Denaro è latitante da 29 anni: trova le differenze

2 Ago 2022 20:49 - di Valter Delle Donne
Matteo Messina Denaro

2 agosto 2022 Ayman al-Zawahiri, 2 maggio 2011 Osama Bin Laden. Gli Stati Uniti con i loro raid contro i capi di al-Qaeda dimostrano che non esistono nemici inafferrabili: in Italia il pensiero corre a Matteo Messina Denaro. Se è vero che quella contro la mafia è una guerra come quella contro il terrorismo, il parallelo in “casa nostra” va subito a “Cosa nostra”. Al suo simbolo più noto, un volto diventato iconico, quello appunto di Matteo Messina Denaro. La sua latitanza ormai è entrata (praticamente sotto silenzio) nel trentennale: il 3 giugno 2022 sono scoccati esattamente 29 anni da che il padrino di Castelvetrano, 60 anni compiuti ad aprile, è latitante.

Eppure, Messina Denaro, secondo l’ultimo rapporto della Dia resta ancora “la figura criminale più carismatica di Cosa nostra e in particolare della mafia trapanese“. E “nonostante la lunga latitanza egli resterebbe il principale punto di riferimento per far fronte alle questioni di maggiore interesse che coinvolgono l’organizzazione oltre che per la risoluzione di eventuali controversie in seno alla consorteria o per la nomina dei vertici di articolazioni mafiose anche non trapanesi”, si dice convinta la Dia.

Possibile che un latitante considerato tra i più pericolosi del mondo possa rimanere quasi trent’anni in libertà conducendo una vita normale? Possibile, visto che nel frattempo, “U siccu”, o Diabolik (come il suo fumetto preferito) è riuscito ad avere anche due figli, una ragazza di cui si conosce anche la madre, e un maschio. Diabolik, appunto, aveva il commissario Ginko che arrivava sempre un attimo troppo tardi. Anche per il boss di Cosa nostra, sembra avverarsi la stessa sorte. Totò Riina, nei dialoghi registrati in carcere, aveva lanciato la sua ipotesi: «Io penso che se n’è andato all’estero».

Matteo Messina Denaro imprendibile dal 1993

Impossibile saperlo: di sicuro il parallelo per molti italiani in queste ore, corre inevitabile all’intelligence americana: di come, dopo una caccia durata oltre undici anni, l’America abbia scovato al-Zawahiri. Di come i funzionari americani avessero individuato la rete di supporto al leader terroristico a Kabul, di come abbiano identificato la moglie e i figli di al-Zawahiri. Addirittura conoscendo i percorsi alternativi che usavano per non farsi scoprire, per evitare di essere seguiti fino al nascondiglio.

Allo Stato italiano, non sono bastati trent’anni per catturare Messina Denaro. Dal 1993 a oggi sono passati addirittura 16 ministri dell’Interno. L’elenco è impressionante, perché tra loro figurano anche due presidenti della Repubblica: Nicola Mancino, Roberto Maroni, Antonio Brancaccio, Giovanni Rinaldo Coronas, Giorgio Napolitano, Rosa Russo Jervolino, Enzo Bianco, Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu, Giuliano Amato, Roberto Maroni, Annamaria Cancellieri, Angelino Alfano, Marco Minniti, Matteo Salvini, Luciana Lamorgese. Tra due mesi toccherà a un altro inquilino al Viminale, sperando che sia lui (o lei) a dare finalmente l’annuncio della cattura.

 

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