Natalia Aspesi al delirio: “La Meloni ragiona al maschile. Femministe, non votatela”
Femministe, non cantate vittoria se la Meloni diventerà la prima donna premier. Anzi. Lei “pensa al maschile”. Il suo partito è fatto di Fratelli d’Italia e ha dimenticato le “Sorelle d’Italia”, avverte allarmata su Repubblica Natalia Aspesi in un articolo lunare e pieno di notazioni infondate. Scrive l’anziana editorialista: no, la Meloni non è “la protagonista di un evento storico che il femminismo persegue da quando c’è: finalmente una donna a capo del governo italiano”. Niente di tutto questo. Dando per scontata l’ascesa della leader di FdI a palazzo Chigi (”Solo il finimondo, temo, potrebbe scongiurare il luttuoso evento”), si rivolge a un gruppo di donne e femministe che le ha inviato un documento dal titolo: “Un orizzonte politico comune a donne di tutti i partiti”. Un documento che invita a non avere pregiudizi.
Aspesi su Repubblica: “Meloni non pensa alle Sorelle d’Italia”
La Aspesi dà loro – e a tutte le donne- delle ingenue, le tratta da idiote. Perché? Perché nei 15 punti del programma di governo del centro destra “non c’è una sola volta la parola ‘donna’. Al massimo – scrive- l’aggettivo ‘femminile’, quasi sempre collegato con i sostantivi ‘infanzia’, ‘famiglia’, e anche ‘giovani’ e ‘disabili’”. Insomma, declinare il femminile in questi ambiti così delicati e dimenticati dalla cultura dei governi sarebbe per le contro le donne. Sarebbe “pensare come un uomo”. Stendiamo un velo pietoso e andiamo avanti.
“Non potrei sentirmi complice di Meloni o Santanchè…”
Scrive che ammira la Meloni per il suo coraggio, determinazione e autostima, ma poi le rinfaccia di tutto. Ne sottolinea in un passaggio il “volto da Madonna vendicativa ma fresco, rispetto a quello inquietante del suo predecessore Ignazio”. Ne rievoca la carriera rapida, conseguita confidando solo nelle sue forze e nel suo carattere. Eppure neanche il “merito” va bene per la Aspesi nell’ascesa di una donna in politica. Perché la Meloni ha il difetto di essere di destra. E infatti esce fuori il livore, la condanna: “Non credo che essere donna sia più importante della visione ideologica personale e dei compagni che per quanto maschi, la dividono con noi: io so che mai potrei sentirmi compagna e complice, mettiamo della Santanché o della stessa Meloni (…). Mentre con cautela lo sarei di Veltroni e soprattutto di un Pisapia, se si facesse vivo”.
Meloni premier, Aspesi: “Matriarcato altrettanto violento del patriarcato”
Alt, qui non capiamo più niente del discorso. Il filo si perde del tutto. La Aspesi per rivendicare il femminismo doc sogna un Veltroni o un Pisapia? Due uomini? Prima si dice atterrita perché la politica è tutt’ora scolpita “nella cultura patriarcale”. E poi sogna Veltroni? Pisapia?Si contorce la Aspesi: “Se adesso il potere se lo prendesse una donna, una giovane donna, la cultura patriarcale sarebbe sconfitta oppure semplicemente sostituita da un matriarcato altrettanto violento?”. Inutile dire che per lei, con la Meloni, si invererebbe la seconda ipotesi. Termina infatti con una professione di inimicizia: “E chiaro che per lei le donne in quanto tali non esistono, ma anche perché alla fine si tenta di fare massa, gruppo. Ma, come sempre, viene fuori che ci detestiamo tra noi, quindi in tutti i casi, fortunatamente, siamo costrette proprio dall’essere donna e detestare anche lei”. Assurdo, la conclusione è: “volemose male”.
Consiglio non richiesto alla Aspesi: guardi le donne di sinistra
La Aspesi farebbe meglio a guardare in casa sua: è la famiglia di sinistra che ha qualche problema col “femminile”. Dove una Cirinnà evoca per se stessa la figura mashile del Gladiatore per definire la sua battaglia politica in un collegio ostico. Come nota argutamente sui social Annalisa Terranova, collega e storica. Dove per avere due donne capogruppo di Camera e Senato si è dovuta attendere l’“imposizione” dall’alto di Letta per segnare la distanza dal suo predecessore Zingaretti. Suggeriamo pertanto all’anziana editorialista di fare le pulci nel suo ambito politico; di leggere con attenzione un’analisi del sociologo Luca Ricolfi del gennaio di quest’anno, certo uno studioso che non ha la tessera di FdI. Il quale scrisse in soldoni: altro che patriarcato, è la sinistra che esclude le donne dai luoghi di potere.
Le analisi di Ricolfi smentiscono la Aspesi
“Nei meccanismi che regolano le carriere politiche, a sinistra è ancora dominante la cooptazione, mentre a destra c’è anche un po’ di meritocrazia». Ancora Ricolfi: «Le donne di destra non paiono avere remore a sfidare in campo aperto i rivali maschi; mentre quelle di sinistra troppo spesso paiono attendere la chiamata del capo, umili e ossequiose come le donne di un tempo». Parole che calzano a pennello, per prendere un esempio attuale, l’atteggiamento della dem Alessia Morano, che ha rifiutato un collegio difficile. Vincere facile tra le donne del Pd sembra essere la scelta migliore. E con tutto questo, con buona pace di Natalai Aspesi, la Meloni non c’entra nulla, anzi rappresenta l’esatto contrario.
La risposta della Meloni: “Ecco perché mi detestano”
E infatti la sua risposta dai suoi canali social non si fa attendere: “La Repubblica scrive che “ragiono al maschile”. Perché a loro non va giù che, come tante altre donne, non accetto di essere rinchiusa nel recinto delle cose “da femmina”. Mi detestano perché ho la pretesa di competere con i maschi al loro livello invece di aspettare che gli uomini mi concedano qualcosa: mi nominino, mi impongano, come accade alle donne a sinistra. Perché non mi interessa la loro benevolenza- incalza la leader di FdI. Perchè penso che le donne si debbano prendere il loro spazio e non pietirlo. Repubblica oggi ci dice che una che ragiona così è nemica delle donne, e conferma l’idea che la sinistra ha del ruolo delle donne in politica. Sempre subalterne, sempre seconde. Noi no, noi siamo per il merito sempre e comunque. Chi vale emerge, uomo o donna che sia. Fatevene una ragione”.