Nel M5S una trappola per bloccare Di Battista. In pochi lo vogliono: “Ci mettiamo un guaio in casa…”
Grandi manovre sul fronte “russo” del Movimento Cinque Stelle, con tanto di trappole, siluri, fuochi incrociati. A quanto apprende l’Adnkronos, ci sarebbe stata nel pomeriggio di ieri una telefonata -la prima dopo settimane di silenzio- tra il leader del M5S Giuseppe Conte e Alessandro Di Battista. Sul tavolo, l’eventuale candidatura dell’ex deputato e membro del direttorio M5S, tra i volti più amati del Movimento della prima ora. Di Battista avrebbe chiesto a Conte delle garanzie politiche per tornare in campo. Ma una clausola dello Statuto ha messo in discussione anche quel rientro…
Il M5S a caccia di un nome di richiamo
Ieri sera, in un’intervista al Tg5, l’ex premier ha definito Di Battista una “persona seria e generosa”, del “suo rientro nel M5S ne discuteremo”. La telefonata tra i due sarebbe stata franca e cordiale. Ma nulla al momento sarebbe stato deciso su un eventuale ritorno di Di Battista. Di Battista è rientrato lunedì dal suo viaggio in Russia, dove è stato per realizzare una serie di reportage per il Fatto Quotidiano. Ieri la telefonata con Conte. Già nelle settimane scorse, l’ex deputato romano aveva dato disponibilità per tornare a sedersi a un tavolo vista la caduta del governo Draghi, ma con richieste ‘politiche’ che non vuole vengano ignorate – questo il focus della telefonata con l’ex premier – per tornare a ragionare su un suo ritorno. Che tuttavia non è affatto scontato.
I dubbi dei fedelissimi di Conte su Di Battista
Da una parte infatti le richieste di Di Battista vanno vagliate per tirare le somme su un eventuale ‘secondo matrimonio’, dall’altra poi ci sono anche i dubbi dei vertici e di molti degli uomini più vicini a Giuseppe Conte. L’ex pupillo di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non è visto da tutti di buon occhio: “Tirerà elettoralmente, ma ci mettiamo un guaio in casa per 5 anni”, il timore che rimbalza. Anche per questo, non è detto che il nome di Di Battista figurerà nelle liste del Movimento.
E’ “giallo” sulla clausola per la candidatura
Le reticenze di molti grillini nei confronti del rientro di Alessandro Di Battista sembravano nel pomeriggio essersi concretizzati nella clausola di esclusione per i “nuovi iscritti”. In serata è stato chiarito che per autocandidarsi alle parlamentarie del M5S bisognerà “essere iscritto all’Associazione Movimento 5 Stelle con sede a Roma (l’iscrizione si ritiene completa con la certificazione dell’identità)”. Non saranno dunque necessari, stando almeno alle regole pubblicate oggi sul sito del Movimento sul primo step delle parlamentarie, sei mesi di pre-iscrizione, come previsto per le scorse elezioni europee. I sei mesi, tra l’altro, avrebbero potuto mettere a rischio la candidatura di Alessandro Di Battista, disiscritto dal M5S per via dell’ingresso nel governo Draghi.
A battersi per la regola dei sei mesi, come riportato dall‘Adnkronos, era stata l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, nel comitato di garanzia M5S assieme a Roberto Fico e Laura Bottici, dunque tra i protagonisti della stesura delle regole assieme a Beppe Grillo e Giuseppe Conte. ”Il M5S non può essere preso come un tram da perfetti sconosciuti per entrare in Parlamento’ – ha detto Raggi all’Adnkronos -. Alessandro, se vuole, può candidarsi. È stato iscritto e, sostanzialmente, è molto più 5 stelle di tanti che ora sono dentro. La regola serve ad evitare di imbarcare perfetti sconosciuti, non chi il movimento ha aiutato a farlo nascere. La situazione di Alessandro non deve essere strumentalizzata per fare entrare chiunque. Ale non può essere usato come grimaldello per fare entrare i propri amici”, l’affondo dell’ex sindaca capitolina.
Parole, le sue, che oggi hanno mandato in fibrillazione i vertici M5S.