Ponte Morandi, quattro anni dopo: in tre governi una serie di impegni non rispettati
Riceviamo da Massimo Ruspandini, capogruppo in Commissione Trasporti al Senato e responsabile nazionale del Dipartimento Trasporti di Fratelli d’Italia e da Marco Carmine Foti, dirigente nazionale del Dipartimento Trasporti di Fratelli d’Italia e volentieri pubblichiamo:
Siamo costretti a ritornare sulla vicenda del crollo del ponte Morandi, dopo le tante battaglie condotte alla Camera, al Senato e nelle diverse Commissioni.
Il prossimo 14 agosto ricorre il quarto anniversario della tragedia di Genova, una città divisa in due ed affranta dal dolore della perdita di 43 persone. Il governo locale e regionale non si è perso d’animo. Insieme a tutte le parti sociali della città e della Regione ha realizzato un’impresa, che tutti davano per impossibile. Il sindaco Marco Bucci e il governatore Toti hanno fatto sì che l’emergenza durasse giusto il tempo della realizzazione della nuova opera. Il centrodestra è stato l’esempio del “fare”.
In parallelo abbiamo assistito all’avvicendarsi di tre governi, diversi ministri (Toninelli, De Micheli, Giovannini) il cui operato e la cui gestione hanno sollevato numerose perplessità. Senza voler entrare nel merito delle vicende penali, è in corso un maxi processo che vede 59 imputati, è comunque necessario aprire una riflessione.
In tutta questa vicenda risalta la figura della famiglia Benetton, che è uscita indenne dal dramma Morandi. E questo a fronte del default che hanno subito le imprese genovesi e liguri, o i danni che ancora subiscono le famiglie, e infine le aziende ed i piccoli commercianti che non sono rientrati nel novero dei rimborsi. Invece, alla fine, lo Stato per acquisire Aspi ha pagato 8 miliardi di Euro alla holding Atlantia, rendendola una delle company più facoltose della storia italiana. E tutto questo nel corso di tre governi, Conte 1 (ministro Toninelli), Conte 2 (ministro De Micheli), Draghi (ministro Giovannini).
Tornando indietro con la mente, ai giorni immediatamente successivi alla tragedia, riaffiorano le parole del presidente del Consiglio di allora, Giuseppe Conte, e degli esponenti del M5S che subito annunciarono la volontà di attivare la procedura di revoca della concessione; e il ministro Toninelli che si fece portavoce di un’azione che ormai tutta la Nazione si attendeva. Invece, il governo rallentò l’operazione fino a farla cadere nel dimenticatoio. Lo stesso, se non peggio, accadde con l’avvento del Conte 2 ed il ministro De Micheli. Infine, l’accordo di vendita allo Stato che è storia attuale.
Sono innumerevoli le considerazioni che si possono fare, a partire dalla linea comune di conduzione della trattativa dei diversi governi. In tutti questi anni come Fratelli d’Italia abbiamo sempre evidenziato la discrasia tra le decisioni assunte e la comunicazione verso l’esterno.
Innanzitutto la cessione di Autostrade al consorzio guidato da CDP con i fondi Blackstone e Macquarie che si è risolto in un dispendio per le casse dello Stato (ricordiamo come il contratto stabilisca un prezzo di 9,1 miliardi per l’intero capitale di Aspi, questo corrispondente a circa 8 miliardi per l’88% detenuto da Atlantia). La famiglia Benetton di fatto ha concluso il contenzioso con lo Stato e l’accordo, siglato dopo tre governi, prevede una serie di clausole e garanzie che rendono l’affare ancor più vantaggioso.
Ma non è tutto. Dopo la vendita di Autostrade per l’Italia la famiglia Benetton ha raggiunto un accordo con Dufry su Autogrill, creando il colosso mondiale di negozi e ristoranti in viaggio. Infine, a settembre, è prevista l’Opa di Edizione su Atlantia.
Di fatto è in atto la smobilitazione di grandi aziende nazionali, e tutto questo nel silenzio più assoluto. Non è concepibile. Fratelli d’Italia ha sempre individuato come obiettivo principale la difesa dei suoi assett strategici e Aspi non può non essere considerata come tale, sia per la storia e sia per l’indotto. E se questo è valso quando eravamo all’opposizione, lo sarà a maggior ragione nel caso gli italiani ci avranno investiti della responsabilità di guidare il governo. Lo faremo come abbiamo sempre fatto, avendo come punto di riferimento la tutela degli interessi dell’Italia e degli italiani e denunciando, laddove ce ne saranno, le responsabilità di chi dal crollo del ponte Morandi è stato capace di fare soltanto annunci ed appelli.