Putin firma la lista che congela gli asset delle aziende di Paesi ostili: problemi per Enel e Unicredit
Mosca ha annunciato il congelamento dei beni delle società straniere dei Paesi «ostili» che puntano a vendere le proprie partecipazioni in Russia: il presidente Putin infatti ha stilato una lista che vieta ad alcune multinazionali dei Paesi che hanno imposto sanzioni dopo lo scoppio della guerra, di vendere fino alla fine dell’anno, quote di banche e impianti energetici considerati strategici.
Ma con una possibile scappatoia: il divieto di Putin non riguarderà infatti tutti indistintamente, ma solo una lista di imprese, sulla quale deciderà direttamente il presidente Vladimir Putin. Il decreto firmato proprio da Putin risale a qualche giorno fa e sarebbe stato pensato per colpire in particolare ExxonMobil. Ma nella stretta sull’energia rientrerebbe, secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, anche l’Enel.
Attesa per la lista di Putin su quali saranno le aziende congelate
Ad essere temporaneamente congelata sarebbe infatti l’uscita degli azionisti stranieri da gran parte dell’industria energetica, con riferimento in particolare al già annunciato accordo per la cessione da parte del gruppo italiano a Lukoil e al fondo Gazprombank-Frezia della sua partecipazione del 56,43% in Enel Russia (che possiede tre centrali da 5,6 GW e due parchi eolici).
Secondo il quotidiano russo Kommersant, la vendita è ora sospesa a tempo indeterminato ma la decisione diventerà ufficiale solo nei prossimi giorni, quando Putin approverà una lista delle società soggette alle restrizioni. A quel punto il closing dell’operazione, previsto per il terzo trimestre del 2022, potrebbe saltare. E il blocco della transazione non avrà conseguenze solo in termini di incassi. Come fa notare Kommersant, le società occidentali dovranno continuare a gestire gli impianti senza le tecnologie necessarie alla loro manutenzione, difficilmente reperibili in Russia a causa delle sanzioni. Una situazione piuttosto complessa.
Tuttavia, il decreto non riguarda solo il settore energetico: anche le banche occidentali che figureranno nella lista si vedranno bloccare l’uscita dal mercato russo. Tra le italiane a rischio ci sono anche Unicredit e Intesa Sanpaolo, che nei mesi precedenti hanno attuato un approccio cauto all’exit strategy dalla Russia.