I sondaggisti: dopo lo strappo, vittoria ancora più netta per il centrodestra. Letta se la vede brutta
L’addio di Calenda non è indolore e secondo i sondaggisti può avere un duplice effetto sul risultato elettorale. A riportare calcoli e scenari su cosa potrebbe accadere alle urne è Repubblica. «Sondaggisti accreditati – scrive il quotidiano – pronosticano una vittoria del centrodestra più netta delle previsioni. Invece, sul fronte dei potenziali sconfitti, sarà proprio Calenda il meno ammaccato. Il suo partito, schierato al centro senza apparentamenti con la sinistra, può sognare un bottino di voti vicino al 10%. E le cose possono andare addirittura meglio se gli elettori dovessero apprezzare una eventuale alleanza tra Calenda e Renzi perché omogenea nei programmi».
Calenda, ecco come viene valutato dai sondaggisti
«Il distacco dal Pd – spiega a Repubblica, Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different – non significa necessariamente che Calenda correrà da solo. Per il leader di Azione, si apre l’opportunità di un patto con Italia Viva di Renzi, che presidia proprio lo spazio politico centrista. Insieme, Calenda e Renzi, potrebbero superare agevolmente le soglie di sbarramento». «Semmai – continua Masia – vedo in difficoltà Letta, Fratoianni, Bonelli e Di Maio che intanto perdono qualsiasi aggancio con il centro. Soprattutto dovranno guardarsi dalla competizione dei 5Stelle». Il M5S – secondo Masia – dovrebbe conservare nelle urne un 10%. Mentre «il centrodestra – sempre secondo Masia – è ora in forte vantaggio nei collegi uninominali, quelli dove si vota il candidato, sia alla Camera e sia al Senato». A suo parere, quindi, scrive ancora Repubblica, «è credibile uno scenario che assegni una ampia maggioranza dei collegi uninominali alla Meloni e ai suoi alleati, determinando così una maggioranza schiacciante in Parlamento».
Gli altri sondaggisti: la simulazione di Bidimedia
Secondo una simulazione di Bidimedia, di cui riferisce l’agenzia Ansa, riporta ancora Repubblica, correndo da solo il Pd si aggiudicherebbe 13 collegi tra Camera e Senato. La coalizione tra il Pd e le forze di sinistra ma con Azione di Calenda – ne avrebbe avuti fino a 53.
Altro sondaggista. Riporta ancora il quotidiano, per Martina Carone – analista di YouTrend e docente di Analisi dei Media all’Università di Padova – la rottura tra Calenda e Letta, «rende il centrosinistra estremamente vulnerabile rispetto al centrodestra. Non a caso, la Lega e lo stesso Conte arrivano a ringraziare i due litiganti per gli assist che regalano agli avversari. Il centrosinistra può uscire dall’angolo solo costruendo un vero campo ampio, operazione sempre più complicata. Un grande tema poi è quello della credibilità della proposta politica: siamo sicuri che l’antimelonismo e la paura di un governo conservatore sia così “mobilitante”? ».
Noto: «Calenda ha un valore elettorale maggiore se corre da solo»
Repubblica cita poi anche Antonio Noto, direttore della Noto Sondaggi. «Il segretario di Azione ha un valore elettorale maggiore se corre da solo piuttosto che se si presenta insieme al Pd». Da solo «Calenda ha un quoziente di partenza del 7% mentre si sarebbe attestato al 5» nella coalizione lettiana. «Da un punto di vista dell’investimento futuro», conclude Noto, «Calenda ha convenienza a non apparentarsi».
Ma un buon risultato non significherà per Calenda ottenere molti seggi alle Camere. «Intervistata da La7 il 6 agosto, Alessandra Ghisleri (direttrice di Euromedia Research) – conclude Repubblica – inserisce le strategie dei partiti nel quadro della legge elettorale. Primo. Le forze solitarie quasi mai saranno competitive nei collegi uninominali. Secondo. Neanche “la traduzione in seggi dei voti al proporzionale è così scontata”».