Tasse, migranti, giustizia: l’accozzaglia di Letta divisa su tutto. Lo schema in 9 punti che non lascia scampo
La faccenda è risaputa: nella grande ammucchiata con perno Pd, che va da Calenda a Di Maio e per la quale si attende la conferma di Fratoianni, non c’è un argomento uno che metta d’accordo tutti. Dalle tasse all’immigrazione, dalla politica estera all’energia, ciascuno la pensa in un modo, spesso diametralmente opposto a quello degli alleati. Ciononostante, vederla schematizzata e contrassegnata con pallini di colore diverso fa un certo effetto e restituisce in un solo colpo d’occhio la vera natura di questa accozzaglia Arlecchino promossa da Enrico Letta o, come lo chiama Libero che ha realizzato il grafico, di questo «mucchio selvaggio» in cui «è già rissa».
Lo schema in 9 punti che non lascia scampo all’accozzaglia di Letta
Funziona così: in una colonna ci sono i temi (tasse, immigrazione, nucleare, giustizia, ecc. ecc.) nelle altre quattro i pallini colorati che identificano il posizionamento dei partiti (rosso: contrario; nero: molto contrario; giallo: posizione intermedia; verde: favorevoli). Ecco, non c’è una sola riga, sulle nove che corrispondono ad altrettante questioni qualificanti, in cui si trovino allineati quattro pallini di colore uguale. E ce n’è una sola in cui se ne trovino tre, quella sulla politica filo-atlantista, che è verde per tutti tranne che per Fratoinanni, per il quale il pallino è rosso. Per il resto è un tripudio di colori mischiati a caso da far venire il mal di testa.
Tasse e nucleare: il mal di testa è servito
La situazione la riassume con efficacia Gianluca Veneziani, che firma il pezzo. Sulle tasse, «Letta vorrebbe una patrimoniale sui super-ricchi per finanziare una dote ai 18enni; Calenda è decisamente contrario a questa patrimoniale, tanto da definirla una misura che “terrorizza i cittadini”. Fratoianni è favorevole a una patrimoniale “progressiva”, cioè ancora più drastica, che colpisca pure il ceto medio; Di Maio fino al 2020, riteneva inaccettabile una patrimoniale. Ora non si esprime». Questione energia nucleare: «Per Letta il ricorso al nucleare è “radicalmente sbagliato”. Calenda è invece ultra-favorevole: vuole costruire otto centrali nucleari, sicure ed economiche. Fratoianni si oppone drasticamente all’energia atomica: quella del nucleare pulito, sostiene, è una “storiella”. Anche Di Maio è contrario: si è detto disposto a “bloccare” ogni proposta di reintroduzione del nucleare».
Il sudoku di giustizia, immigrazione e liberalizzazioni
Sulla giustizia il metro sono i referendum: 5 no per Letta; 5 sì, per Calenda; ancora 5 no per Fratoianni; Di Maio che «si diceva contrario alla separazione delle carriere», ma che «sui referendum non ha manifestato posizioni personali». Immigrazione: per il Pd è notoriamente una risorsa; per Calenda bisogna puntare sui canali regolari e sulle quote; per Fratoianni non vale la distinzione tra regolari e irregolari; per Di Maio dipende un po’ da chi si trova vicino, «aveva una linea dura ai tempi del governo gialloverde (distruggere barconi e rimpatri), ora molto più sfumata». Sul fronte liberalizzazioni «Letta – ricorda Libero – non ha assunto una posizione netta sulle liberalizzazioni dei taxi, per malumori interni al suo partito. Calenda vorrebbe liberalizzazioni a tutto spiano (vedi direttiva Bolkenstein) e privatizzazioni (Ita e Ilva). Fratoianni, da buon statalista, è contrario. Di Maio, da grillino, si opponeva nettamente alla Bolkenstein. Da neodemocristiano non si sa».
Solo l’atlantismo salva la faccia, ma non se ci si mette Fratoianni
Quanto al reddito di cittadinanza, poi, «Letta è per una una “correzione”; Calenda lo odia ma accetterebbe di mantenerlo, con modifiche; per Fratoianni è “una bestialità” toccarlo; Di Maio continua a difenderlo». Ci sono poi i rigassificatori, con Letta e Calenda con pallino verde, Fratoianni con pallino nero e Di Maio con pallino giallo, e il salario minino, con pallino giallo per Letta e Calenda e pallino verde per Fratoianni e Di Maio. Bisogna dunque rifugiarsi nell’atlantismo per cercare una posizione che metta d’accordo almeno i tre che hanno già siglato l’alleanza: Letta, Calenda e Di Maio, mentre Fratoianni si colloca su posizioni diverse. Dunque, se alla fine l’accordo con Europa Verde e Sinistra italiana non dovesse chiudersi, per lo meno, ci sarebbe un tema su cui il «mucchio selvaggio» può dirsi unito. Al netto, ovviamente, dell’unico vero collante che tiene tutti insieme: cercare di arginare la vittoria del centrodestra.
Lo schema di “Libero” sulle divisioni nel «mucchio selvaggio» di Letta