Trump medita di pubblicare i video del blitz dell’Fbi nel suo resort di Mar-a-Lago
Donald Trump sta prendendo in considerazione l’idea di pubblicare i video, registrati dalle telecamere di sorveglianza, della irruzione e della perquisizione degli agenti dell’Fbi nel suo resort di Mar a Lago a Palm Beach in Florida.
A spingere in questa direzione sono alcuni dei consiglieri dell’ex-presidente, mentre altri – a quanto ha appreso la Cnn che ha rivelato la circostanza – si sarebbero opposti.
Finora il video registrato dalle telecamere di sicurezza è stato visionato da un numero estremamente ristretto di persone, tanto che una fonte vicina a Trump afferma di non essere neanche sicura che lo stesso ex-presidente l’abbia visto: “Non credo che sia stato mostrato a nessuno all’infuori degli avvocati”, ha detto.
Alla domanda se il materiale video sarà pubblicato, Eric Trump, durante un’intervista su Fox News, ha detto: “assolutamente (si), al momento opportuno”.
I consiglieri favorevoli alla pubblicazione credono che mostrare le immagini delle decine di agenti federali impegnati a rovistare nella residenza dell’ex-presidente su mandato dell’Attorney General, il democratico Mike Gardland, uomo di fiducia di Biden, galvanizzerebbe ulteriormente la base elettorale.
Qualcuno addirittura vorrebbe utilizzare il materiale per veri e propri spot elettorali della sua nuova discesa in campo per la Casa Bianca, denunciando quella che appare come una vera e propria persecuzione politica contro Trump.
Ma ci sono voci molto più caute nel circolo di Trump che mettono in guardia dai potenziali rischi della pubblicazione delle registrazioni.
In particolare, avvisano, il video potrebbe dare una dimensione visiva della quantità del materiale sequestrato, che comprende, secondo gli inquirenti, documenti top secret che Trump non avrebbe dovuto trattenere a Mar a Lago una volta conclusa la sua presidenza.
“Una cosa è leggere una serie di numeri su una lista – affermano queste fonti riferendosi alla lista dei documenti sequestrati pubblicata dal Dipartimento di Giustizia – un’altra cosa è vedere effettivamente gli agenti che portano via decine di casse dalla residenza del presidente Trump, sapendo che queste contenevano documenti riservati. Non credo che questo lo possa aiutare”.
Il loro suggerimento è che Trump continui, invece, ad agitare lo spettro della pubblicazione del video come arma per la sua campagna, elettorale senza effettivamente mai farlo.
Intanto a distanza di dieci giorni dalla perquisizione nella residenza di Trump una squadra di agenti dell’Fbi è ancora impegnata, secondo Nbcnews che cita due fonti informate, ad analizzare il materiale sequestrato.
Al momento è in azione il cosiddetto “filter team“, un gruppo di agenti che non hanno finora partecipato all’indagine, e che ha il compito di separare i documenti che sono protetti dal privilegio tra avvocato e cliente e quelli che sono considerati irrilevanti per l’inchiesta.
Al termine di questa operazione, i documenti pertinenti all’inchiesta saranno consegnati agli inquirenti, gli altri, viceversa, restituiti a Trump.
Sono stati appunto gli agenti Fbi del filter team, spiegano le fonti, a determinare che i passaporti dell’ex-presidente, che Trump ha affermato sono stati “rubati” durante la perquisizione, non erano rilevanti, ordinando che fossero riconsegnati.
Inoltre questi agenti dell’Fbi hanno il compito di controllare se documenti o altro materiale non classificato comprenda informazioni riservate.
Il consistente periodo di tempo che stanno impiegando per questa revisione conferma il volume considerevole dei documenti sequestrati a Mar a Lago da dove l’8 agosto scorso gli agenti hanno portato via 11 gruppi di documenti classificati. La revisione è condotta dall’ufficio Fbi di Washington. E, molto probabilmente, sono coinvolti agenti del controspionaggio.