Trump si appella al quinto emendamento: “Sono vittima di una caccia alle streghe”

10 Ago 2022 18:58 - di Laura Ferrari
Trump quinto emendamento

Appellandosi al famoso quinto emendamento della Costituzione, che tutela il diritto a non auto incriminarsi, Donald Trump si è rifiutato di rispondere alle domande dei procuratori di New York che stanno indagando su accuse di frode fiscale contro la Trump Organization. In una lunga dichiarazione, l’ex presidente attacca di nuovo l’inchiesta come politicamente motivata e, collegando la deposizione di oggi alla perquisizione dell’Fbi avvenuta lunedì nella sua residenza in Florida, si dice “vittima di una non motivata, caccia alle streghe politica, sostenuta da avvocati, procuratori e media delle fake news”

“Una volta mi sono chiesto ‘se uno è innocente perché appellarsi al quinto emendamento?’, ora io so la risposta la questa domanda”, si legge nella dichiarazione che Trump ha diffuso subito dopo il suo arrivo verso le 9 del mattino, ora di New York, negli uffici del procuratore generale in lower Manhattan.

Trump davanti ai procuratori di New York: “Mi appello al quinto emendamento”

“Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone che sono nella tua orbita sono diventate obiettivo di una non fondata, politicamente motivata caccia alle streghe sostenuta da avvocati, procuratori e i media delle fake news, non hai altra scelta”, ha aggiunto Trump spiegando che è stato il raid di due giorni fa a fargli decidere di appellarsi al diritto a non rispondere

“Se c’era qualsiasi dubbio nella mia mente, il raid a casa mia di lunedì da parte dell’Fbi, appena due giorni prima questa deposizione, ha spazzato via ogni incertezza – ha affermato- non ho assolutamente scelta perché l’attuale amministrazione ha perso ogni tipo di decenza morale ed etica. Per questo – ha concluso – su consiglio dei miei avvocati e per tutte queste ragioni, mi sono rifiutato di rispondere alle domande appellandomi al diritto garantito ad ogni cittadino dalla Costituzione”.

La denucia del repubblicano Perry: “Sequestrato il mio cellulare dall’Fbi”

L’Fbi ha “sequestrato” il telefono cellulare del repubblicano Scott Perry, alleato di Donald Trump. Lo ha affermato lo stesso Perry in una dichiarazione che Fox News ha riportato per prima, precisando che “era in viaggio con la famiglia” quando è stato avvicinato da “tre agenti dell’Fbi” che gli hanno consegnato un mandato e chiesto di consegnare il cellulare. Una notizia che arriva dopo la perquisizione di lunedì nella residenza dell’ex presidente americano a Mar-a-Lago, in Florida.

“Non hanno fatto alcun tentativo di contattare il mio avvocato – ha affermato ancora Perry – Sono indignato, ma non sorpreso, per il fatto che l’Fbi, sotto la direzione del Dipartimento di Giustizia di Merrick Garland, abbia sequestrato il cellulare di un membro del Congresso in carica”. E ha aggiunto: “Il mio telefono contiene informazioni sulle mie attività legislative e politiche, conversazioni private con mia moglie, la mia famiglia, elettori e amici. Nulla di tutto questo è affare del governo”. Poi ha incalzato: “Come con il presidente Trump, il Dipartimento di Giustizia ha scelto questa azione eccessiva e aggressiva invece di contattare semplicemente i miei avvocati”.

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