Varata l’ammucchiata anti-Meloni: Letta e Calenda annunciano “il patto delle 100 poltrone”
L’accordo politico, si fa per dire, è stato trovato: non sui programmi, sulle idee, sui contenuti ma sulle poltrone. Dopo giorni di stucchevole farsa, Enrico Letta e Carlo Calenda siglano l’intesa elettorale che forse non esclude la sinistra di Fratojanni ma solo il M5S di Conte e incorpora, con tutta probabilità, il partitino di Di Maio, a cui il Pd cederà qualche collegio, e forse Iv di Renzi, a cui sarà data qualche briciola, come alla Gelmini, alla Carfagna, ai cespugli del centro in arrivo da Forza Italia o da altri sottoboschi, come Tabacci. Una sinistra camuffata da alleanze moderata, come fa notare la Meloni.
Una spartizione vera e propria, quella consumatasi questa mattina, partendo da quota 100, la totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi che verranno indentificati di comune intesa”, come si legge nel patto elettorale siglato da Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova.
Letta e Calenda, ammucchiata contro la Meloni
“Annunciamo che a seguito di un incontro con le delegazioni dei due partiti abbiamo siglato una intesa, che riteniamo molto importante, un patto elettorale, all’interno di un accordo più largo con altre componenti a nostro avviso fondamentali per essere vincenti nei confronti della destra”, dice Letta in conferenza stampa con Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova. “Quello di oggi è un passo importante, era un dovere superare gli ostacoli e trovare un’intesa che ci consentisse di trovare una proposta che sia vincente, convincente e alternativa a queste destre. Questo passo rende le elezioni veramente contendibili”, prosegue. “Oggi si riapre la partita elettorale, ora basta liti”, aggiunge Calenda. “Chi farà il premier lo decideremo insieme”, aggiunge.
Idee, progetti? “Battere la destra e la Meloni”, resta lo slogan. Sul piano dei programmi, le parti “condividono e si riconoscono nel metodo e nell’azione del governo guidato da Mario Draghi. I partiti che hanno causato la sua caduta si sono assunti una grave responsabilità dinanzi al Paese e all’Europa”, si legge nel patto elettorale.
La reazione della sinistra e di Conte
Chi resta fuori dall’ammucchiata si infuria: “Vorrei che tutti si rendessero conto che si sta profilando un vero e proprio disastro elettorale che porterà la destra a dilagare nei collegi. Comunque vada a finire la sceneggiata fra Letta e Calenda è evidente che una coalizione priva di qualsiasi cemento progettuale comune non può che essere perdente”, afferma la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris.
“E’ ancora possibile evitare il disastro. Letta e il Pd sarebbero in tempo per rinsavire e ridare vita a quella coalizione di centrosinistra alla quale avevamo lavorato per tre anni e che sarebbe in grado oggi di offrire agli elettori una vera alternativa solida e non appiccicaticcia alla destra”, conclude la presidente De Petris.
E Conte? E’ scatenato: “Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda: in bocca al lupo alla nuova ammucchiata che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl. Si riconoscono nell’agenda Draghi. Salario minimo legale, lotta all’inquinamento e alla precarietà giovanile saranno fuori dalla loro agenda. Nessun problema, ce ne occuperemo noi”.