Zaporizhzhia, Mosca chiede una riunione dell’Onu per gli attacchi missilistici ucraini alla centrale nucleare
L’agenzia russa Tass ha rivelato, citando una fonte della missione russa all’Onu, che Mosca ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “da tenersi l’11 agosto, in relazione agli ultimi attacchi ucraini alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e alle possibili conseguenze catastrofiche”.
Negli ultimi giorni c’è stato un reciproco scambio di accuse fra ucraini e russi sulla responsabilità del lancio di una sessantina di missili contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia, attualmente sotto il controllo russo.
Qualche giorno fa l’azienda che gestisce la centrale nucleare di Zaporizhzhia ha scritto sul suo account Telegram che un attacco missilistico ha colpito un deposito dell’impianto, dove si trovano 174 container con combustibile usato.
In effetti non si spiega il motivo per cui i russi dovrebbero lanciare missili contro la centrale nucleare conquistata da loro in questi ultimi mesi.
D’altra parte i russi stanno lavorando alacremente per rimetterla in piena operatività al punto che il presidente di Energoatom, che si occupa della gestione delle centrali ucraine, Petro Kotin, ha intanto detto che “i militari russi presenti nella centrale nucleare di Zaporizhzhia”, in Ucraina, “stanno attuando il piano di Rosatom con l’obiettivo di collegare la centrale alle reti elettriche della Crimea”, annessa da Mosca nel 2014.
“Per fare questo – ha detto Kotin – bisogna prima danneggiare le linee elettriche della centrale” collegate alla rete ucraina sostenendo che “dal 7 al 9 agosto i russi hanno già danneggiato tre linee elettriche” e, “in questo momento, la centrale funziona con una sola linea di produzione, una modalità estremamente pericolosa”.
Sul fronte strettamente energetico correlato al conflitto russo-ucraino, entra pienamente in vigore, dalla mezzanotte di oggi, il divieto di importare carbone dalla Russia per gli Stati membri dell’Ue, misura inclusa nel quinto pacchetto di sanzioni stabilito dall’Unione europea ad aprile.
Gli Stati membri avevano concordato un periodo di transizione di 12 giorni per dare al settore industriale il tempo di adattarsi al bando sulle importazioni.
Ad aprile la Commissione europea aveva dichiarato che l’embargo sul carbone potrebbe costare alla Russia circa 8 miliardi di euro all’anno.
Il bando sul carbone è stata la prima sanzione da parte dell’Ue sulle forniture energetiche russe.
In un successivo pacchetto si è deciso di vietare le forniture petrolifere, e il nuovo embargo dovrebbe entrare in vigore alla fine dell’anno, con eccezioni per alcuni Paesi particolarmente dipendenti dal greggio russo. Tra questi l’Ungheria, che potrà continuare a ricevere le forniture russe.
Tuttavia, la russa Transneft ha fatto sapere ieri di aver interrotto le consegne di petrolio a Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia.