Abusi sessuali, Richetti contrattacca: «Da Fanpage fango per insozzare me e Azione»
Matteo Richetti passa al contrattacco. In una lunga nota, infatti, il senatore di Azione sospettato di abusi sessuali su una donna, ha attaccato il sito online Fanpage.it accusandolo di aver avviato «una campagna diffamatoria senza precedenti» contro di lui. «Mi sono convinto – ha spiegato – che si tratti di un’operazione politica, ordita per danneggiare me come candidato, e soprattutto la lista Azione-Italia viva». A sua discolpa l’esponente di Azione cita l’inchiesta apparsa sul Domani. Stando a quanto pubblicato dal quotidiano, infatti, la presunta accusatrice di Richetti sarebbe (Fanpage non ha pubblicato nomi) l’attrice Lodovica Rogati.
Richetti: «Montatura elettorale»
La vicenda risale al 16 novembre del 2021, data in cui Richetti avrebbe sessualmente abusato della Rogati nel suo ufficio di Palazzo Madama. Ma è ad aprile che Fanpage contatta il parlamentare per informarlo dell’esistenza dello scottante dossier (a base soprattutto di whatsapp dal tenore inequivocabile). «Sorprendentemente la vicenda – lamenta Richetti – è stata tirata fuori solo una settimana prima delle elezioni». Ma a farla scoppiare è lo stesso senatore, che si autodenuncia ai primi boatos: «Il presunto molestatore sono io». Il senatore ha pochi dubbi circa gli intenti diffamatori del sito. «Gli articoli di Fanpage – dice – hanno omesso qualsiasi riferimento ai procedimenti penali per stalking e diffamazione avviati da altre persone negli anni passati nei confronti della mia accusatrice, uno dei quali sfociato in una condanna a 4 anni».
La presunta accusatrice condannata per stalking
Certo, non per questo una persona debba essere ritenuta in assoluto non credibile, ma è chiaro che un precedente giudiziario del genere consiglierebbe prudenza. Tanto più che l’unico a presentare una denuncia (per stalking) è stato Richetti. La presunta molestata, invece, non l’ha ancora sporta. Ma Fanpage – recrimina – ha bollato la querela del parlamentare come «intimidazione». Risultato: l’accertamento della verità ruota quindi interamente intorno all’autenticità dei messaggi. «Li hanno falsamente attribuiti a me», assicura Richetti, che ricorda di aver chiesto (inutilmente) a Fanpage «di esaminare il mio telefono per verificarne l’assenza». Da qui la denuncia, «in sede civile e penale», contro la testata. La stessa, come si ricorderà, che a dicembre scorso firmò l’inchiesta su una fantomatica Lobby Nera.