AI “Fatto” votano tutti sinistra, Pd o Conte. Travaglio tace ma spunta la pecora nera pro-Meloni…
Ventiquattro settembre duemilaedue, segnatevi questa data storica: scatta l’operazione verità al Fatto Quotidiano, con i principali giornalisti della testata di Marco Travaglio e i principali collaboratori che svelano, cuore alla mano, per chi voteranno domani. Sorpresa: dopo mesi, anni di contismo integralista e di interviste Pentothal ai grillini, emerge una verità un po’ inattesa. Non tutti votano Conte e il M5S, qualcuno pure la Sinistra di Fratoianni. Occhio, però, che in quella redazione di liberi pensatori, ci sono perfino un paio di “piddini”. Evviva la libertà di stampa, anche perché – e qui c’è un’altra sorpresa – in basso a destra, non a caso, spunta fuori anche un meloniano, che sia chiaro, di destra è sempre stato, ma è interessante che sia stato inserito nella paginata “bulgara” del “Fatto” a supporto della democrazia interna del giornale di Travaglio. A proposito di Travaglio: è l’unico a non esprimersi pubblicamente, ma il motivo è ovvio. Forse neanche Conte è tanto convinto di votare per se stesso di quanto lo sia Marcolino del suo avvocato del popolo, ammetterlo sarebbe piombo sprecato.
Ma c’è anche un altro “missing” di cui non c’è traccia: si tratta del bravo e sempre equilibrato Antonio Padellaro, già direttore prima di Travaglio, fino a un paio di mesi fa editorialista critico nei confronti di Conte. Ah, forse… ma no, figuriamoci: avrà avuto il corso di falcetto.
Il Fatto si svela: stanno tutti, o quasi, con Conte o la sinistra
“Al Fatto Quotidiano ci piace essere di parte, perché l’importante in un giornale non è apparire (fintamente) neutrali, ma essere onesti intellettualmente. E noi, con tutti i nostri limiti, ci proviamo. E poi, come ha detto giustamente il microbiologo Andrea Crisanti (candidato per il Pd, non esattamente il partito più popolare da queste parti in questi tempi, come capirete da queste pagine) proprio al nostro giornale, non si capisce per quale motivo in Italia se si hanno posizioni politiche segrete si è indipendenti, se sono pubbliche si diventa di parte. Ecco quindi, in ossequio a quella che noi consideriamo una comunità di lettori, un piccolo atlante del voto di molte delle nostre firme principali. Perché non ci piace nasconderci. E se scegliere lo stesso di qualche firma che apprezzate (o l’opposto di chi non vi va a genio) vi convincerà a non astenervi, sarà un bene per tutti…”, è il ragionevole cappello della paginata in cui, uno ad uno, i protagonisti delle cronache travagliane si svelano.
La confessione di Gomez e i tormenti di Lerner
Vediamone qualcuno. Peter Gomez, direttore del Fattoquotidiano.it, ci fa sapere che in vita sua ha votato di tutto, perfino la destra, come a dire, pensate il livello di sincerità. Ma è rinsavito, grazie a Dio. “Pensavo di astenermi. Poi ho cominciato a cambiare idea. Un po’ perché quando tutti vogliono bruciare la strega (Conte), io sto con la strega. E molto perché i 5Stelle oggi appaiono come l’unico grande partito schierato per la legalità, per gli ultimi e per una svolta nella strategia europea sulla pace. Così voterò per loro”. Ma dai…
E Barbara Spinelli, coscienza critica anti-militarista della sinistra antica e nostalgica? “Se questo è il lungo inverno del nostro scontento – disuguaglianze, pandemia, gas razionato, possibile guerra atomica, Europa succube della Nato, assalti mafiosi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, libertà ridotte – votare Conte è la scelta più promettente“. Si potrebbe obiettare che il prossimo sarà l’inverno dei plaid e delle stufette, più che dello scontento, ma non è il caso di sottilizzare.
Poi c’è Andrea Scanzi, l’influencer che passa le giornale a contarsi i like sui suoi post lucidandosi i medaglioni al collo come solo la Madonnina senza mani di Longarone avrebbe desiderato fare. “Voterò il meno peggio: entusiasmo zero. Avrei votato Bersani, ma non c’è. E Articolo 1 si è annacquata dentro il Pd lettiano. Quindi: Fratoianni o Conte. Del primo apprezzo preparazione, passione e molti candidati, ma non mi piacciono Bonelli e l’accordicchio col Pd. Del secondo ho stima, e i bei nomi non mancano, ma nel M5S ci sono ancora troppe incongruenze e troppi casi umani. Deciderò domenica”. E sui suoi social è scattata la corsa all’acquisto del defribillatore Amazon, in attesa della rivelazione.
Gad Lerner, il simpatico e sempre rilassato commentatore del “Fatto“, merita un capitolo a parte. Lui ce la fa un po’ pesare la scelta, ma alla fine si concede e annuncia che onorerà il seggio, con un po’ di ribrezzo, però. “Da anni voto il meno peggio. E stavolta?. Non si presenta! Ecco, mi riconosco nella vignetta di Vauro. Letta e Conte, stabilito che tanto vinceva la destra, ne hanno deciso che per salvare se stessi convenisse dividersi. La tentazione di astenersi è forte: ma poi vedo diffondersi l’incosciente accettazione di un governo sovranista, xenofobo, bigotto e famelico. Allora pensando all’opposizione che toccherà fare insieme, opto salomonicamente per Pd alla Camera e M5S al Senato”. Opta per la sinistra. Lui non vota come tutti noi, lui opta. E rimpiange un misterioso personaggio che avrebbe votato se si fosse presentato: Che Guevara, Adriano Sofri, Bombolo?
La misteriosa candidata di Caporale e l’outing di Buttafuoco
Poi c’è Antonello Caporevole, autorevole inviato di estrazione meridionale, dunque, ben rodato alla vita e alle asperità dell’esistenza: eppure ha paura, attenzione. Anche lui ha paura, tanta. E confessa: “Il mio voto è figlio di una paura, non di una passione. La paura che la destra al governo, incapace di affrontare la crisi economica, si impegni in una grande opera di distrazione di massa. A Meloni il presidenzialismo, alla Lega l’autonomia differenziata. Tento di individuare, nella disperazione di questo campo largo divenuto camposanto, chi è nelle condizioni di opporsi. Mi piace Marta Collot, mi chiedo se avrà i numeri. Allora mi dico che l’unica alternativa è M5S. Sceglierò in zona Cesarini”. Di Cesarini e dei suoi gol al novantesimo e passa sappiamo tutto, ma scusate l’ignoranza, chi è questa Collot? Forse voleva dire Collovat, il calciatore?
Sorvoliamo su altri vari ed eventuali grillini e piddini che ancora rimpiangono l’alleanza giallo-rosso saltata e andiamo all’eroe del dissenso, la pecora nera, il controcanto meloniano, l’intellettuale di destra Pietrangelo Buttafuoco, che stamattina su altri giornali ironizzava velenosamente su Letta e sul cane della Cirinnà. A lui, Buttafuoco, Travaglio riserva il diritto di tribuna. “Voto destra, voto in Sicilia e voto donna. Si tratta di ben tre signore: Giorgia Meloni, Stefania Prestigiacomo e – alle Regionali – Elena Pagana nel collegio di Enna, lista Fratelli d’Italia”. Lui però vota proprio, non opta soltanto: sia chiaro a tutti coloro che nel paginone tremano dalla paura di stare accanto al colonnino con fotina di cotanto presunto, potenziale, futuro smazzolatore meloniano.