Archeologia, clamorosa scoperta in Grecia: una statua di Ercole del secondo secolo dopo Cristo
Nell’antica località di Filippi, nel nord della Grecia, è stata scoperta una statua di Ercole risalente all’epoca romana (II secolo dopo Cristo). Nei pressi del monumento è stato rinvenuto anche un edificio sontuosamente decorato, probabilmente un ninfeo con una grande fontana. Il Ministero ellenico della Cultura e dello Sport ha annunciato che gli scavi a Filippi sono stati effettuati dall’équipe dell’Università Aristotele insieme alla direttrice dell’indagine, la professoressa Natalia Poulos; e ai collaboratori, il professore assistente Anastasios Tantsis e il professore emerito Aristotele Menzos.
Archeologia: la scoperta di una statia di Ercole in Grecia
Di dimensioni maggiori del vero raffigurante un giovane Ercole, la statua reca sul capo una corona di foglie di vite trattenuta nella parte posteriore da un nastro le cui estremità terminano sulle spalle. A confermare l’identità di Ercole sono state la clava, rinvenuta in frammenti, e la pelle di leone nella mano sinistra. La statua ornava un edificio che, secondo i risultati degli scavi, risale all’VIII/IX secolo d.C.: si tratterebbe probabilmente di un ninfeo, che dominava il lato orientale di una delle vie principali della città. “Questo ritrovamento dimostra il modo in cui gli spazi pubblici erano decorati nelle importanti città dell’Impero bizantino, tra cui Filippi”, ha commentato Natalia Poulos. Gli scavi proseguiranno l’anno prossimo.
Il sito archeologico di Filippi
Incrocio di culture e civiltà, teatro di una delle più decisive battaglie dell’antichità e luogo emblematico per l’affermarsi del cristianesimo sul suolo europeo, Filippi vide passare per le sue strade re macedoni, politici, condottieri e soldati romani, uno dei più importanti apostoli e il primo cristiano europeo. Nel corso della sua plurisecolare storia, la città, che addirittura entrò a far parte del lessico dell’italiano nella forma di un’espressione, legò il suo nome con figure e avvenimenti storici che plasmarono il mondo occidentale. Di questo ricco e suggestivo passato che spazia dal periodo ellenistico all’età imperiale, e dall’epoca paleocristiana a quella bizantina, rendono ancor oggi testimonianza i monumenti conservati nel suo sito archeologico. Questa scoperta ne arricchisce il patrimonio.
Gli argenti di Morgantina resteranno in Sicilia
Intanto, sotto il profilo archeologico arriva un buona notaizia. Gli Argenti di Morgantina resteranno per sempre in Sicilia. È questo uno degli effetti dell’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi fra il Museo archeologico regionale A. Salinas di Palermo, diretto da Caterina Greco, e il Metropolitan Museum di New York, diretto da Max Hollein. Un’intesa, fortemente voluta dall’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, che modifica il punto della convenzione sottoscritta nel febbraio del 2006, in base al quale i preziosi argenti ogni quattro anni venivano trasferiti da Aidone al museo newyorkese, e apre a una collaborazione fra i due musei.
In base alla convenzione il Metropolitan e il Salinas danno vita a uno scambio di reperti, grazie al quale nel museo siciliano, per tre anni, saranno esposte opere appartenenti alle collezioni del Met e in cambio, i visitatori del museo di New York, per un tempo di pari durata, potranno scoprire, con opere del Salinas, la ricchezza del patrimonio culturale siciliano. L’accordo, inoltre, è parte di un programma di cooperazione culturale su beni archeologici e altre opere d’arte, che il Museo Salinas e il Met intendono consolidare anche mediante l’organizzazione di iniziative comuni e progetti di collaborazione, quali mostre, conferenze e ricerche scientifiche.