«Caos e Draghi»: la ricetta del terzo polo è un tressette a perdere che ammazza l’Italia
Pensavamo di averle viste tutte, ma ci sbagliavamo: quella del leader politico che scommette sull’ingovernabilità è un inedito assoluto. Meno male che Carlo Calenda ci ha messo una toppa. Strano che nessuno lo rilevi, ma il frontman del terzo polo è l’unico che si augura la vittoria della confusione, seppur nel nome di Mario Draghi. E poco importa se appena ieri il premier in carica abbia gentilmente ma decisamente declinato l’offerta. Sul punto Calenda non sente ragioni: vuole prima il caos e poi Draghi. In questo è più pretenzioso di Pietro Nenni che il caos lo aveva evocato in alternativa alla repubblica alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno ’46.
Calenda intervistato dal “Corriere della Sera“
Carlo terzo polo, invece, vuol fare strike. Punta sul pareggio tra destra e sinistra dopodiché arrivano lui e Renzi a calare l’asso, appunto Draghi. «Ma ha detto di no», gli fanno notare nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. E lui, di rimando: «Non poteva fare altrimenti». Come a dire che quando l’ex-presidente della Bce parla, è tutto uno scherzo. Un po’ come fece lo stesso Calenda quando firmò l’accordo con Enrico Letta, suggellandolo persino con un bacetto sulla guancia salvo poi rimangiarselo di fronte all’insorgere dei terzopolisti duri e puri.
L’obiettivo del terzo polo è l’ingovernabilità
Se tanto ci dà tanto, quindi, la sera delle elezioni gli italiani non solo dovranno restare con un palmo di naso di fronte all’auspicato pareggio, ma dovranno poi rassegnarsi ad un premier riluttante che quando dice “no” pensa “sì” (almeno secondo Calenda) e che dovrebbe tornare nello stesso posto dal quale è scappato e in compagnia degli stessi partiti dai quali è scappato. Bell’affare. E quel che è peggio, è che a nessuno venga in mente di chiederne conto all’architetto di questo labirintica soluzione. Ci accorgeremmo che in realtà il sedicente terzo polo non ha alcuna proposta di governo da offrire agli elettori. Meglio, ha quella della ingovernabilità. Una sorta di tressette a perdere da cui, quel che è peggio, l’Italia uscirebbe con le ossa rotte.