Elezioni in Svezia: i sovranisti di Jimmie Akesson oltre il 20%, tracollo dei socialdemocratici

12 Set 2022 13:00 - di Davide Ventola
Jimmie Akesson

Alle elezioni in Svezia si delinea una clamorosa affermazione della destra di Jimmie Akesson. Il blocco conservatore di Ulf Kristersson, leader del partito dei Moderati, ottiene da 175 a 176 seggi contro i 173-174 del blocco di sinistra della premier Magdalena Andersson. È questo il risultato raggiunto dopo lo scrutinio di oltre il 92% delle schede.
Il partito Moderato sarebbe ad ora il terzo partito in parlamento ma, grazie al supporto del partito di destra sovranista Democratici Svedesi con il loro 20% e i partiti più piccoli Liberalerna (i Liberali) e Kristdemokraterna (i Cristiani Democratici), potrebbe conquistare la guida di un prossimo governo conservatore.
Gli exit poll avevano inizialmente previsto una vittoria di misura per il campo di Andersson, ma durante il conteggio i risultati si sono ribaltati a favore dei conservatori.
Resta comunque un testa a testa. E secondo le autorità elettorali il risultato definitivo non sarà noto prima di mercoledì, quando saranno conteggiate anche tutte le schede dall’estero e i voti anticipati per posta che non sono ancora arrivati a destinazione.

Chi è Jimmie Akesson

L’esito delle elezioni politiche in Svezia potrebbe venir definito solo a metà settimana, quando saranno conteggiati i voti dei residenti all’estero. A spoglio ancora in corso, comunque vada, sarà un successo per Jimmie Akesson. Il 43enne leader dei Democratici Svedesi (bando agli equivoci, il partito è esplicitamente di destra) ha ottenuto oltre il 20 per cento delle preferenze. Sarà quindi il primo partito nel blocco conservatore di Ulf Kristersson, leader del partito dei Moderati, terzo partito nelle proiezioni.

Con il suo slogan elettorale “Sverige ska bli bra igen” (“La Svezia tornerà a essere bella”), che i commentatori hanno associato a quello di Donald Trump ma che in Italia ricorda in modo singolare anche “Diventerà bellissima” di Nello Musumeci per la Sicilia, Akesson ha segnato una pagina importante nella politica svedese. Il programma elettorale è chiaro: stop alla immigrazione selvaggia, pugni che verranno sbattuti sul tavolo a Bruxelles con la Ue, priorità nei servizi e nel Welfare agli svedesi rispetto ai migranti. E soprattutto un maggiore controllo sul piano della sicurezza, in una nazione attraversata da guerre mortali tra gang e quartieri ostaggio di fondamentalisti islamici. Grazie a lui, il partito ha subito un profondo rinnovamento, partendo da percentuali del 2 per cento.

Via il logo della torcia blu e gialla, sostituito con un più rassicurante anemone e via dal partito le frange xenofobe e violente. Nel 2012 ha poi annunciato una politica di “tolleranza zero” contro il razzismo. Un leader giovane, di una destra moderna, che è riuscito a poco a poco a fare breccia tra le classi lavoratrici, i pensionati e i ceti popolari. Nessun mistero nemmeno sulle sue posizioni in Europa, dove fa parte del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) di Giorgia Meloni. Tra due settimane potrebbero festeggiare insieme.

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