Enrico Ruggeri: “I compagni mi aggredirono perché portavo i Ray-Ban. La caccia al fascista c’è sempre” (video)
“Correva l’anno 1976 e la caccia al fascista c’era ieri come oggi“. E’ un Enrico Ruggeri che dal suo profilo Instagram non nasconde un pizzico di amarezza dal confronto con il passato. Ha voluto regalare ai suoi follower un episodio illuminante di diversi anni fa. “Mi ha salvato il mio batterista”, racconta il cantautore e conduttore. “Ve ne racconto una, visto che la storia si ripete”, esordisce dal suo studio. “Dovevo fare un concerto alla “Cascina” di Milano. All’epoca portavo occhiali neri Ray-ban e basette tagliate alte. Mi piaceva molto il look di Lou Reed. Che certo nazista non era“. Accadde un fatto increscioso.
Enrico Ruggeri: “30 ragazzi del comitato antifascista mi vennero addosso”
Ad un certo punto Ruggeri dovette fermare il concerto. “Un gruppo di giovanotti del comitato antifascista militante mi venne addosso. In trenta contro uno, accadeva spesso… Me la sono vista brutta. Pensai: Questa volta mi riempiono di botte “. Quei Ray-ban e quel look è stato sufficiente per renderlo un bersaglio “fascista” di un gruppo di antagonisti. “E’ stato allora che il mio batterista ebbe un’intuizione geniale: mi strappò gli occhiali e iniziò ad urlare : ‘Sono occhiali da vista, sono occhiali da vista, non è un fascio”. Fu così che lo lasciarono stare. Mi salvò, racconta Ruggeri, tirando una conclusione amara: “Morale, la miopia è di sinistra, ma la fotofobia è di destra. I tempi non sono cambiati: la caccia al fascista c’è sempre. Credo che i problemi siano altri”. Voce sempre fuori dal coro, Ruggeri proprio ieri ha fatto dai social un’intemerata contro la svolta gender del Vocabolario Treccani. Un artista che non si allinea e che ama sparigliare e far riflettere i suoi follower.
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