Fede, amore, peccato e sangue: “Il bianco e il nero” tra innocenza e desiderio di infinito
“Il bianco e il nero”, un libro intrigante e profondo. L’autore del libro ( Oakmond Publishing) il giovane Matteo Bocchino, usa lo stratagemma manzoniano del finto manoscritto ritrovato per far immergere il lettore in un mondo altro, un mondo lontano nello spazio e nel tempo: siamo in un’abbazia di un paese dimenticato da tutti, Burghio, in un’epoca che, precisa l’autore, potrebbe essere qualsiasi epoca. Ed è in questo contesto sospeso che si colloca lo sforzo iniziale di una ragazza misteriosa, Angelica, che è costretta a camminare a piedi sulla neve per raggiungere l’Abbazia. Un’Abbazia mista, in cui le monache convivono – seppure in sezioni separate – con i monaci; l’incipit è così potente che diventa difficile staccarsi da quelle pagine, fino a che non si arriva a capire il perché di quello sforzo immane.
“Il bianco e il nero”: dietro l’innocenza della protagonista
Le descrizioni minuziose della facciata portano il lettore ad alzare gli occhi e disegnare con la mente ogni angolo del portale, le colonne e i versi incisi sulle superfici. Ma quella ragazza innocente e spaventata scompare subito: l’Angelica delle prime pagine lascia il posto a un’Angelica molto diversa, quando ormai sono trascorsi sette anni dal suo arrivo e ha imparato a nascondere «l’innocenza dietro un pesante velo di superbia». Tutti i monaci e le monache dell’Abbazia, inoltre, hanno le vesti macchiate da peccati di sangue e di lussuria, da segreti di un passato dimenticato. Ma è Angelica a nascondere il segreto più grande: dimora nel Monastero con una doppia vita; di giorno vive la morte con il saio nero di una monaca, di notte si immerge nella vita con la veste bianca di una prostituta.
Tra Abbazia e bordello
Lo spazio dell’Abbazia è sostituito dall’esotico aroma del bordello del paese, un luogo in cui Angelica, o meglio Frine, incontra la vita vera: un uomo muore durante un amplesso; un ragazzo le regala una misteriosa piuma bianca, e uno sconosciuto con un occhio di vetro le darà la vita: come potrà una monaca affrontare una gravidanza? E con la comparsa della casa di tolleranza si costruiscono una serie di opposizioni: ad Angelica, la monaca, si oppone Frine, la prostituta; alla Badessa, dal carattere severo, Madame Thérèse, la prosseneta, per la quale Dio altro non è che «quel fantoccio che creò il mondo, che se ne sta lassù nel cielo a vedere ogni cosa, a muovere tutti noi come marionette, ad aspettare che qualcuno lo preghi di muovere il filo con più delicatezza».
Vita, morte, Dio e natura
Fede, amore, peccati e sangue, fra mille dubbi e riflessioni letterarie. Tra lettere d’amore e tanti pettegolezzi, fili narrativi che aleggiano tra vita e morte, tra nero e bianco. I personaggi, illustrati sapientemente, chiedono a gran voce di far parlare di sé: c’è chi, come frate Luciano, va in cerca di una giustificazione alla presenza del male nel mondo; chi, come frate Guglielmo, nasconde segretamente il dramma della lacerazione tra Dio e la Natura; o ancora chi, come suor Fiammetta, vorrebbe capovolgere ogni gerarchia, pronta alla rivoluzione, o come suor Agata, si abbandona a un amore proibito e lussurioso.
La madre di tutte le domande
Il testo è diviso in 5 libri (“Il bianco e il nero”, “Vita”, “Morte”, “Il peccatore innocente”, “L’ingiusta giustizia”), un’architettura che richiama il Pentateuco, in cui si riconoscono varie simmetrie interne, e in cui si rincorrono citazioni letterarie, bibliche e agiografiche. I personaggi si abbandonano a dialoghi di ogni tipo, discussioni teologiche che mettono in crisi le fondamenta della fede; e c’è persino chi, come frate Guido, si abbandona alla poesia, a «versi fuori moda e di grande noia», come quelli dell’Epillio di Razio e Precordio, costruito sul modello dell’Eneide, con una parte odissiaca e una iliadica. Il dramma di Angelica e degli altri personaggi arriverà allo snodo finale davanti agli occhi dell’ispettore Lucilio, un personaggio istrionesco: sarà allora che il lettore scoprirà che, in fondo, l’unica domanda che l’autore ha rincorso nelle quasi 800 pagine che compongono il romanzo sarà una sola: “chi è Dio?”.
L’autore
Un libro denso e fascinoso. Matteo Bocchino di Benevento, classe 1999, dopo aver conseguito il diploma presso il liceo linguistico, si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Letteratura italiana moderna e contemporanea, incentrata su un confronto stilistico della produzione letteraria odeporica di Guido Gozzano e di Antonio Tabucchi. Attualmente studia Filologia moderna, presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha collaborato con la rivista culturale “L’Intellettuale Dissidente”.