Giannini non si rassegna: il fattore fascismo per lui conta eccome. “Vigileremo sul 28 ottobre…”
Massimo Giannini è sicuramente uno che non ha preso bene il risultato del voto del 25 settembre. E Lilli Gruber, non meno indispettita di lui, lo ha subito chiamato nel suo salotto di Otto e mezzo, su La7, per fare la lagna sul fascismo. Il direttore della Stampa ha dato il meglio di sé.
Giannini non si rassegna: Meloni è erede di Mussolini
Ecco in ordine sparso alcuni concetti gettati qua e là in pasto al pubblico televisivo. “Le ingerenze straniere ci sono ma sono giustificate perché va al governo un partito postfascista“. “Gli italiani hanno votato per Meloni e l’hanno condonata“. “C’è un’onda nera che sta montando in Europa“. “Qui da noi c’è un certo pudore nel definire Meloni erede di Mussolini“. “Il fascismo non si consegna alla storia, Meloni deve dire il suo giudizio e mi aspetto che lo faccia il 28 ottobre“.
Giuli: Meloni in piazza il 25 aprile ma ci vuole la scorta
Ma quando Alessandro Giuli gli ha fatto notare che se Meloni va in piazza il 25 aprile lo stesso Giannini dovrebbe scortarla per essere testimone delle violenze della sinistra radicale, il giornalista è stato zitto e non ha replicato. Insomma abbiamo capito tutti: Giannini pretende una Fiuggi 2. Se possibile già il 28 ottobre. Se no il 25 aprile. In ogni caso, anche se agli elettori del fascismo non frega nulla come hanno abbondantemente dimostrato, a Giannini la cosa interessa ancora e dunque punta i piedi e batte i pugni sul tavolo con stizza. Vuole soddisfazione. Non si rassegna.
Giannini insulta i ragazzi missini che “praticavano violenza a piene mani”
Nel suo editoriale odierno è stato ancora più chiaro. Vivisezionando con pignoleria chirurgica il discorso della vittoria di Giorgia Meloni. E infilandoci i luoghi comuni cui è tanto affezionato. A Giannini non è piaciuto. Vi ha visto un richiamo al Msi, pur se non nominato. E la cosa gli è rimasta sullo stomaco.
“Non serve lo spirito di rivalsa postumo, su “questa notte che significa tante cose, orgoglio e riscatto, lacrime e ricordi”, come se adesso i ragazzi dei movimenti studenteschi missini che negli anni ’70 e ’80 praticavano violenza a piene mani, diventati adulti, avessero ancora un deposito di rabbia da svuotare”.
Capezzone: hanno già costituito un comitato etico contro Meloni…
E cosa serve secondo lui? Serve responsabilità. E attenzione che lui sta lì a vigilare, autoeleggendosi in quel “comitato etico” – come lo ha chiamato Daniele Capezzone – che sta lì con l’indice puntato a dare i voti alle mosse di Giorgia Meloni. “Questa responsabilità – promette Giannini il vigilante – la misureremo subito, nei prossimi passi che la destra compirà sulla via tortuosa che porta a Palazzo Chigi. L’elezione dei presidenti delle Camere, innanzi tutto, che darà l’impronta alla legislatura nascente: se vere, le candidature di Tajani e Calderoli non sembrano offrire il massimo delle garanzie”.