I costituzionalisti stroncano Letta: “Basta con l’alibi del Rosatellum. Chi perderà è perché non ha i voti” 

10 Set 2022 18:18 - di Adriana De Conto

Niente alibi, chi perderà le elezioni non incolpi il Rosatellum, la legge elettorale. Perderanno perché non hanno i voti. Punto. Letta prenda nota. Due costituzionalisti intervengono a smascherare la scusa che la sinistra sta usando per “legittimare” la sua prossima débacle. Quel Rosatellum che oggi tutti maledicono, Pd in primis che pure lo votò. Da tempo a sinistra si sente la litania che il Rosatellum metterebbe a rischio la democrazia (perché a questa tornata elettorale vincerebbe il centrodestra). Un disco rotto che potrebbe indurre tanti italiani ad astenersi dalle urne. Un gioco sposco. Niente di più falso: “la legge elettorale non ha colpe, è un meccanismo matematico che dà un risultato sulla base del modello. Gli attori che sono in gioco sanno benissimo che questa legge elettorale è la stessa della volta scorsa e quindi conoscono perfettamente il suo funzionamento”. A parlare all’Adnkronos è Giovanni Guzzetta, costituzionalista e ordinario di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata.

Lezione a Letta: basta “piangere”, il  Rosatellum premia chi i voti li ha…”

Il Rosatellum, aggiunge Guzzetta, allora andava bene. Oggi che le convenienze di alcuni sono cambiate non più: dare la colpa al Rosatellum è quindi solo un’alibi. Chi non dovesse vincere non dia colpe alla legge elettorale”. “Non c’è infatti sistema di voto che possa far aumentare il consenso ad un partito”. “I sondaggi – spiega Guzzetta – funzionano come se ci fosse una legge proporzionale pura: registrano infatti il consenso proporzionale di ciascun partito. Siccome il Rosatellum non è una legge proporzionale pura ma una in cui esiste una correzione maggioritaria, è difficile dire quali saranno gli effetti finali. Questi infatti dipenderanno dalle varie competizioni a livello territoriale e dall’andamento dei collegi uninominali. Se sul proporzionale, tuttavia, una coalizione prendesse circa il 47%, il risultato in termini di seggi sarebbe superiore: avrebbe in tal caso, infatti, la maggioranza assoluta”. Tutto questo meccanismo non rappresenta alcuna novità. Che i partiti probabili perdenti se ne facciano scudo è ridicolo.

Guzzetta: “Perché non ci si può lamentare”

“Questo sistema – dice il costituizionalista-  non rappresenta una novità perché è proprio quello che si voleva quando il Rosatellum è stato approvato: ogni offerta elettorale è sempre costruita con riferimento al sistema elettorale che c’è in quel momento storico. Non ci si può lamentare della legge elettorale perché si sa perfettamente come funziona. Se non si è riusciti a offrire un’offerta competitiva agli elettori non si può dare la responsabilità al sistema di voto”.

Celotto: “Chi vincerà è perché ha i voti, chi perderà è perché non li ha.

Ancora più chiaro il costituzionalista Alfonso Celotto. “La legge elettorale aiuta chi i voti già li ha e non penalizza nessuno. Il Rosatellum non è il problema: certamente si tratta di un sistema che dà più seggi rispetto alla proporzione di voti ottenuti; e quindi fa vincere ‘un po’ di più’, ma i risultati del 25 settembre dipenderanno dai voti che prenderanno i partiti. Chi vincerà è perché ha i voti, chi perderà è perché non li ha. Alla fine sarà chiaro il risultato che uscirà dalle urne perché saranno i cittadini a scegliere i loro rappresentanti”. Lo ribadisce  all’Adnkronos il costituzionalista  e professore di Diritto costituzionale all’Università degli Studi Roma Tre, spiegando quali effetti avrà il Rosatellum sulla spartizione dei seggi, stando ai sondaggi elettorali dei giorni scorsi.

La legge elettorale non ha colpa

“Se per esempio – spiega Celotto – il centrodestra prendesse il 48% dei voti, come indicano alcuni sondaggi di quest’ultima settimana, conquisterebbe il 54% dei seggi. Questo è possibile perché, soprattutto col meccanismo dei collegi, si può anche prendere soltanto il 30% in un singolo collegio. Ma chi ottiene anche solo un voto in più vince: nella parte maggioritaria della legge elettorale si moltiplica cioè il suo effetto. Chi poi non fa parte dei due poli principali, come il Movimento Cinque Stelle o il Terzo Polo, nelle 8 regioni in cui si eleggono meno di 5 senatori, se non prende almeno il 20% dei voti non solo perde il collegio ma non rientra neanche nella parte proporzionale. I partiti medio-piccoli sono quindi svantaggiati a favore delle coalizioni”.

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