Il delirio di Giannini (La Stampa): «Alla Meloni conviene perdere, anche lei vuole ancora Draghi»
E’ La Stampa, bellezza, verrebbe da dire. La Stampa di Torino diretta da Massimo Giannini, quella che da mesi, meno del Manifesto e del bollettino dell’Anpi, denuncia il pericolo dei terribili fascisti al governo, dell’ascesa della Meloni incapace con articoli offensivi sui quali poi magari si scusa, inneggiando a San Mario Draghi e invocandone un ritorno. E’ La Stampa, bruttezza, quella del direttore che definisce “sciamana” la Meloni, che invoca la tutela di “un ordine mondiale”, che manda un inviato a Predappio per raccontare – sgoop! – che sulla tomba del Duce ci sono dei mussoliniani…
Massimo Giannini è lo stesso che oggi firma sulla Stampa rossa un surreale articolo sul “draghismo della sorella d’Italia“, è lo stesso che, dopo l’ultimo sondaggio che dà la Meloni stravincente con il centrodestra, elabora una curiosa teoria secondo cui Fratelli d’Italia, per paura di governare, sarebbe quasi speranzosa di non vincere per fare un governo di unità nazionale con il battesimo di Draghi. Lo so, sembra un delirio politico. E in effetti lo è. Leggere per credere.
Giannini e la Meloni “che ha paura di vincere”
“È evidente che a Giorgia Meloni non conviene vincere le elezioni. Sulla carta ha l’occasione della vita…”, esordisce Giannini nel suo editoriale in prima, per poi spiegare che quell’occasione della vita – a suo avviso – non è tale e che lei lo sa bene…
“In teoria, le condizioni per raccogliere con entusiasmo questa sfida ci sono tutte. Ma in pratica, chi glielo fa fare questo battesimo del fuoco a Palazzo Chigi, in una delle ore più buie della Storia? Dopo aver festeggiato il probabile plebiscito nelle urne, che speranze ha di salvare davvero l’Italia, tra la minaccia neo-imperiale di Putin e la crisi del gas, una famiglia su tre che non può pagare le bollette e 120 mila imprese che rischiano la chiusura, l’inflazione al 9 per cento e la Bce che alza i tassi di interesse?”.
La teoria tafazziana di FdI: pensano al governo di unità…
E qui scatta il teorema-Tafazzi. “Con questo intero gregge di mucche in corridoio, si capisce che qualche Fratello d’Italia cominci a mettere già le mani avanti e a fantasticare un’altra volta di unità nazionale e di governo dei migliori, per vedere di nascosto l’effetto che fa. Guido Crosetto, in una destra drammaticamente povera di classe dirigente, non è uno qualunque: se si spinge a dire che ‘Giorgia non arriverà alla guida del Paese per fare la donna sola al comando’ e che ‘per il bene dell’Italia chiamerebbe Letta senza nessuna esitazione, così come Conte o Calenda’, qualcosa dietro ci dovrà pur essere”. Il golpe dell’inciucio, la trama nera che porta nelle segrete stanze del Nazareno…
Giorgia e la voglia di un Draghi di destra…
Quindi, la Meloni “dei pieni poteri” fa paura, quella del “collaboriamo con l’opposizione per le riforme o sull’emergenza energia” peggio, perché a Giannini fa pensare all’inciucio. E scatta l’indignazione e gli ultimatum: deve spiegare, deve chiarire, eh. Tutto questo senso della democrazia e delle istituzioni, insospettisce il direttore, che s’interroga macerandosi nel dubbio.
“A cosa prelude, tanto senso di responsabilità e tanta gravitas istituzionale? È solo maturità politica o c’è dell’altro? Dovrà spiegarcelo la Sorella d’Italia in persona, meglio se prima del voto. Dovrà chiarire perché, lei che voleva far firmare un ‘patto anti-inciucio’ agli alleati Salvini e Berlusconi, ora è disponibile alle ‘larghe intese’ nella nuova legislatura, dopo averle combattute dall’opposizione in quella vecchia. Soprattutto, dovrà dirci se a presiedere un eventuale governo giallo-rosso-nero-verde sarebbe lei, o se invece affiderebbe il compito a un ‘Draghi di destra’. Ben sapendo che in questa tribolata Italietta di Draghi di destra, come del resto di ‘Draghi di sinistra’, ce n’è uno solo: è Draghi stesso”, è la conclusione di Giannini. Che è riuscito nell’impresa di mettere nero su bianco tutti i suoi incubi peggiori, con un sogno finale che è solo il suo, forse dopo peperonata consumata a cena.