Il Pd si gioca anche la leadership: sotto il 20% la ditta si sfalda. E la corsa alla poltrona di Letta è già iniziata

25 Set 2022 11:21 - di Francesco Severini
Pd Letta

I sondaggisti hanno bocciato la sua scelta comunicativa e i sondaggi sono impietosi. Il Pd in questo voto si gioca anche la leadership di Enrico Letta. Che mira a conservare la soglia psicologica del 20%. Sotto la quale si aprirà il processo al segretario.

Nel Pd è già cominciato il processo a Letta

“Il partito – annota Repubblica – ha affrontato la campagna elettorale come fosse un anticipo di congresso, non solo perché sono in tanti pronti a candidarsi alla leadership se la segreteria Letta uscisse malconcia dal voto, ma soprattutto perché è già in corso un evidente scontro di strategie tra chi è ansioso di ricucire il prima possibile con Giuseppe Conte e chi punta ad alleanze sul versante opposto.
Quel che al momento sembra latitare in tutti è la fiducia in un partito in grado di camminare solo sulle sue gambe”.

Letta ha puntato tutto sulla paura delle destre

Il problema di fondo è che Letta ha sbagliato del tutto la sua comunicazione: non basta evocare la paura per le destre al potere per vincere. E la visione che ha Letta dell’Italia non è chiara. Quando ha fatto proposte, come la patrimoniale, ha suscitato diffidenza e malumore.  E alla fine la gente ha capito che per il Pd la priorità è il ddl Zan e poi lo ius scholae.

Al Nazareno già danno Letta per spacciato

Secondo Libero al Nazareno danno già il segretario “per politicamente morto, gli stanno celebrando il funerale e chi ambisce a rimpiazzarlo ha fatto le prime mosse in vista del congresso. Tutto (o quasi) avviene alla luce del sole, ignorando l’abbecedario della politica, che imporrebbe di fingere unità almeno fino alle 23 di stasera. Riemerge (non se n’era mai andato) il cinismo della ditta, quello che aveva spinto il predecessore di Letta, Nicola Zingaretti, a dimettersi sbottando: «Mi vergogno che nel Pd si parli solo di poltrone e primarie»”.

Nella corsa alla segreteria si distinguono Bonaccini e Elly Schlein

La corsa alla poltrona di Enrico Letta è iniziata e si distinguono già i duellanti: da un lato Stefano Bonaccini che ha preso le distanze dall’opzione sulla quale Letta ha fondata la sua campagna “O noi o la Meloni: scegli”. Poi c’è Elly Schlein, di sinistra-sinistra, che vuole ricucire con il M5S, e lo dice pure contraddicendo lo stesso segretario in campagna elettorale. E Conte risponde all’appello: con i vertici attuali non ci parlo – afferma – ma se cambiano gli assetti nel Pd allora si può fare…

Anche per la stampa amica Letta ha fatto un errore: farsi superare a sinistra dal M5S

Persino La Stampa – fa notare Libero – ” che sinora ha sostenuto la campagna elettorale del Pd rilanciando l’allarme contro lo spauracchio nero e l’introduzione del presidenzialismo, ieri ha avuto toni durissimi sulla strategia scelta da Letta… Scrivono che la «sensazione palpabile» è che «la corsa del Pd sia finita ancora prima di cominciare», e cioè il giorno in cui Calenda ha rotto l’accordo. Che la via imboccata allora dai democratici «è apparsa confusa, pallida e segnata da qualche errore di miopia», incluso quello di «pensare che il pericolo fascista fosse tema ancora mobilitante». Contestano al segretario di «non essere riuscito a imporre la propria agenda, subendo i messaggi semplici della destra su flat tax e pensioni minime e sull’altro versante subendo lo scippo della sua agenda sociale da parte del nemico a sinistra», i Cinque Stelle”.

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