La “profezia” sulle elezioni: se gli italiani applicheranno la regola della seconda volta…
Il 25 settembre gli elettori italiani applicheranno la “regola della seconda volta”? Siamo giunti alla fine della campagna elettorale, gli ultimi giorni per telefonare ad amici e conoscenti, ricordando loro di votare e di verificare se sulla tessera elettorale hanno ancora uno spazio libero o devono già fare un salto al municipio per farsene dare una nuova. Bisogna trasformare i sondaggi in voti nelle urne, la teoria in pratica. Intanto si può riflettere su una curiosità storica.
La cosiddetta “regola della seconda volta”
Bisogna ricordare la “regola della seconda volta” ovvero che le leggi elettorali se la prima volta non forniscono maggioranze sicure, la seconda volta non sbagliano con gli elettori che assegnano la vittoria a coloro che prima stavano all’opposizione. È capitato nel 1994-1996 con la legge che prevedeva il 75% di collegi maggioritari e il 25% di proporzionale. Nel 1994 non diede a Berlusconi una maggioranza sicura (al Senato passato per qualche “esule” centrista) per cui il governo Berlusconi I durò pochi mesi sostituito dal governo “tecnico” di Dini. Nel 1996 la stessa legge ha dato all’Ulivo di Prodi una maggioranza parlamentare (nel proporzionale prese più voti il centrodestra, ma nei collegi vinse il centrosinistra grazie alla desistenza con Rifondazione Comunista e in 70 casi, 45 alla Camera e 25 al Senato, per la presenza determinante dei candidati della Fiamma) che però non durò 5 anni. Bertinotti sfiduciò il Prodi I e furono snecessari i voti dei mastelliani eletti nel centrodestra e passati con Cossiga per sostenere i governi D’Alema I e II e Amato II. Nel 2001 la stessa legge ha poi consentìto al centrodestra di vincere nettamente e di governare per cinque anni con il Berlusconi II (il governo che è durato più a lungo nella storia della Repubblica italiana) e il Berlusconi III.
Biennio 2006-2008
È ricapitato nuovamente nel 2006-2008 con legge proporzionale e liste bloccate. Nel 2006 vinse l’Ulivo per 24mila voti alla Camera, ma al Senato niente maggioranza stabile (teoricamente un paio di voti in più con gli eletti all’estero) e furono necessari i senatori a vita. De Gregorio passò al centrodestra, bilanciato dopo qualche mese da Follini che invece passò al centrosinistra, poi l’inchiesta contro la moglie di Mastella provocò la sfiducia al governo Prodi II per il voto contrario di Mastella, Dini e Fisichella. Nel 2008 con la stessa legge ha vinto il centrodestra con maggioranza netta anche al Senato. Il Berlusconi IV venne costretto alle dimissioni nel 2011 dopo la fuoriuscita dei finiani e di alcuni berlusconiani per essere sostituito dal governo “tecnico” di Monti.
Le elezioni del 2013 e del 2018
Nel 2013 invece dalle urne non uscì una maggioranza perché il centrosinistra ottenne il premio di maggioranza alla Camera ma niente da fare al Senato per l’avvento del Movimento 5Stelle. Ecco i governi inciucisti guidati da Letta, Renzi e Gentiloni con l’appoggio di eletti del centrodestra, traghettati da Alfano. Nel 2018 si è votato con una nuova legge con il 37% di collegi maggioritari e il 63% di proporzionale con liste bloccate nei collegi plurinominali (le preferenze solo per gli italiani all’estero). La coalizione che ha preso più voti è il centrodestra ma non ha ottenuto la maggioranza dei seggi (e Mattarella non ha affidato nemmeno un mandato esplorativo a Salvini) per cui prima il governo giallo-verde Conte I (5 Stelle più Lega) poi il rosso-giallo Conte II (5 Stelle più Pd-LeU) e il “tecnico” Draghi (all’opposizione solo Fratelli d’Italia più singoli parlamentari ex LeU ed ex grillini).
Le elezioni del 25 settembre e la regola della seconda volta
Nel 2022 si torna a votare con la stessa legge (sono stati ridotti i parlamentari a 400 deputati e 200 senatori, ma il meccanismo è sempre lo stesso 37-63). E allora: sarà confermata dagli elettori la regola della “seconda volta” che premia l’opposizione? Molto probabile… anche perché già due volte si è verificata e, come recita il proverbio, non c’è due senza tre, mentre Giorgia Meloni naturalmente tiene ancora le dita incrociate.