La sinistra si guardi in casa, il flirt con Mosca e Pechino è targato Pd: gli “aiutini” da Prodi a Letta
Altro che rubli piovuti da Mosca alla destra italiana. È la sinistra che dovrebbe guardarsi in casa. C’è un imbarazzante filo rosso che lega i governi italiani (da Prodi in poi) a Mosca e Pechino. Con operazioni politico-economiche che hanno il sapore della sudditanza. E che hanno messo a serio rischio l’indipendenza energetica italiana e non solo quella. Lo sostiene sulla Verità Daniele Capezzone in una operazione-verità sulle influenze cinesi e russe in Italia.
Rubli, Capezzone: la sinistra si guardi in casa
“Lasciamo da parte tutto ciò che è avvenuto prima del 1989, con il Pci (progenitore politico del Pds-Ds-Pd) che fu sistematicamente foraggiato da Mosca. E già questo dovrebbe far arrossire chi, adesso, si affretta a indossare panni atlantisti, senza avere alcuna credibilità né politica né morale”. Capezzone prende in considerazione i decenni dopo la caduta del Muro, in particola gli ultimi 10-15 anni. A partire dalle ‘gesta’ di Enrico Letta che oggi dà lezioni agli avversari che avrebbero tradito l’Occidente.
Letta e i favori a Mosca del 2013
È stato il segretario dem che nel 2013 fece impennare gli acquisti italiani di gas russo. È ancora lui che nello stesso anno firmò a Trieste ben 28 accordi con Putin. E sempre lui – ricorda Capezzone – l’unico leader occidentale che andò a omaggiare Putin alle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014. Se Letta non ha brillato per la difesa degli interessi nazionali non va meglio con i suoi successori di provata fede progressista.
La dipendenza energetica dalla Russia dal 2013 in poi
I numeri parlano chiaro. “L’impennata negli acquisti da Mosca inizia nel 2013”, riporta meticolosamente Capezzone. “Quando al governo c’era Letta: circa 28 miliardi di metri cubi di gas (su quasi 62 miliardi in totale). Una percentuale superiore al 45%. I livelli si confermano altissimi nel 2014 e nel 2015, fino a raggiungere il top (33 miliardi su oltre 69) nel 2017, quando a Palazzo Chigi sedeva Paolo Gentiloni. Nel mezzo, non fece mancare il suo contributo di amicizia verso Mosca anche Matteo Renzi. Con tanto di intervento da capo di governo, nel 2016, al Forum economico internazionale di San Pietroburgo”. È da lì che si inaugura una fallimentare politica di dipendenza energetica da Mosca.
Prodi, D’Alema e Gentiloni amici della Cina
Sul fronte cinese invece sono stati Romano Prodi e Massimo D’Alema a tessere la rete diplomatica con la Cina comunista. Con l’aiutino del mite Gentiloni, oggi commissario europeo. “Vogliamo ricordare – scrive il giornalista ex radicale – chi e stato il premier italiano che (unico nel G7) partecipo al primo Belt and road forum nel 2017? E stato Paolo Gentiloni”. E ancora. “Vogliamo ricordare chi è stato il presidente della Repubblica che ricevette al Quirinale come un imperatore, con tanto di scorta d’onore di corazzieri a cavallo, il tiranno cinese Xi Jinping? E stato Sergio Mattarella”.
Il feeling con dittature e autocrazie
Tutto assolutamente legittimo, ci mancherebbe, aggiunge Capezzone. Solo una “piccola galleria di ricordi” per far tornare la memoria a chi oggi fa la morale a Salvini o Conte sulla bussola geopolitica di questi anni. “Le persone serie – conclude – dovranno impegnarsi non ad alimentare un clima di confusa colpevolizzazione del bersaglio politicamente sgradito. Ma a fare il possibile per non permettere a dittature e autocrazie di approfittare di nessuna debolezza, né da una parte né dall’altra”.