Le scritte contro Fiano le hanno fatte i centri sociali, ma il Pd Verini accusa Meloni
L’ultimo episodio della telenevola Pd “Spariamola sempre più grossa contro Giorgia Meloni” è firmato Walter Verini. In una lettera aperta a Repubblica il deputato dem prende a pretesto le scritte tracciate a Roma contro Emanuele Fiano per accusare la leader di FdI di non aver preso le distanze dal fascismo, di avere pericolosi nostalgici nelle sue file, di – orrore! orrore! – non rinnegare la fiamma ecc. ecc. Il copione è ritrito, ma a renderlo a suo modo inedito è il fatto che quelle scritte sono state realizzate con ogni probabilità da qualche militante dei centri sociali.
La mano dei centri sociali dietro le scritte contro Fiano
Fiano viene indicato come «maiale nazi sionista», amenità riferite anche a Letta, Calenda e Boldrini e firmate con una stella di David associata con il segno uguale a una svastica. Ora, non serve un’indagine della Digos per intuire che facilmente vengono da quegli stessi ambienti che pure il 25 aprile contestano la Brigata ebraica in piazza, ovvero i centri sociali. Lo stesso Fiano, del resto, denunciando l’episodio, ha lasciato intendere di pensarla in questo modo. «C’è un odio inestinguibile che circola. Chi ama i palestinesi odiando gli ebrei e Israele, in qualsiasi partito militi, fa il peggio del peggio possibile. Io sono sempre per 2 popoli 2 stati. Per me sempre no al razzismo all’antisemitismo e al fanatismo, di qualsiasi tipo e sempre», ha scritto il deputato Pd su twitter.
Ma Verini punta l’indice contro Meloni
Incredibilmente, però, Verini se la prende con Meloni, «(ma anche Salvini e Berlusconi)», precisa, che «non dovrebbe far finta di niente davanti all’episodio delle scritte antisemite alla Sapienza contro Emanuele Fiano». «Non gridiamo “al lupo al lupo”, al fascismo che ritorna. Poi ogni giorno, però, accade qualcosa di inquietante. Ieri le scritte contro Fiano. Perciò c’è bisogno di gesti, parole, comportamenti chiari e sinceri. Non ho tanto paura del fascismo di ieri, con i suoi orrori, con le sue barbarie, ma dei neofascismi e dei neonazismi di oggi», ha scritto ancora Verini, offrendo poi il solito repertorio di accuse e recriminazioni sui presunti pericoli incarnati da Meloni e dal suo partito.
L’infimo attacco a Isabella Rauti
«Queste cose che ho richiamato rischiano di sdoganare, anche involontariamente, comportamenti concreti, menti deboli ed esaltate che nelle loro pericolose ossessioni razzistiche, omofobiche, antisemite, passano all’azione. Nel circuito dell’odio in rete, nella realtà. Si comincia con le scritte contro l’ebreo Fiano, figlio di Nedo deportato ad Auschwitz. E si va oltre. Oggi, non ottanta anni fa», ha aggiunto Verini, concludendo sul fatto che bisognerebbe «magari evitare, tra i tanti, di candidare proprio la Rauti in un collegio contro Emanuele Fiano, figlio di Nedo». E non si capisce perché, fuori dalla logica malata del Pd, “proprio Rauti” non si sarebbe potuta candidare contro Fiano.
Verini non s’è accorto della solidarietà di FdI a Fiano?
Francamente, risulta anche difficile commentare un tale livello di disonestà intellettuale, di spudoratezza e, in fin dei conti, di mancanza di remore nello strumentalizzare qualsiasi cosa. E, dunque, non resta che ricordare che ieri alle 16.25, cioè in tempo perché Verini ne prendesse atto, le agenzie di stampa battevano questa notizia: «Osnato-Rauti (Fdi), “vicinanza a Fiano, no tolleranza contro ogni forma razzismo!”». «Rivolgiamo al collega Fiano – era il testo del messaggio dei due esponenti di FdI – la nostra più sentita vicinanza dopo i gravi fatti verificatisi all’università La Sapienza che ci riportano alla cronaca vergognosi rigurgiti antisemiti nel nostro Paese. La condanna deve essere assoluta, senza se e senza ma e soprattutto deve far riflettere come in alcune frange estreme a destra e a sinistra, dietro l’alibi della questione palestinese, si nasconda un odio verso Israele e la religione ebraica!».